ARCHIVIO – A UN’ORA DA QUI: a Milano la mostra “Henri Cartier-Bresson e gli altri”

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di Arianna Minonzio

Henri Cartier-Bresson, Livorno, 1933 © Fondation Henri Cartier-Bresson, Paris / Magnum Photos

Henri Cartier-Bresson, Livorno, 1933 © Fondation Henri Cartier-Bresson, Paris / Magnum Photos

MILANO – «Un viaggio di trent’anni…devi dimenticare te stesso. Devi essere te stesso, dimenticarti e immergerti del tutto in quello che stai facendo perché l’immagine acquisti forza… Senza riflettere. Le idee son pericolose. Bisogna riflettere di continuo, ma quando si fotografa non si cerca di presentare un’argomentazione o dimostrare una tesi. Non c’è niente da dimostrare. La fotografia viene da sola. Non è un mezzo di propaganda, ma un modo di gridare quello che senti». Queste le parole che, come fossero un monito, un consiglio, un avvertimento, aprono la mostra di Henri Cartier-Bresson e gli altri – I grandi fotografi e l’Italia, allestita all’interno del Palazzo della Ragione di Milano.

Il primo di questi grandi fotografi, naturalmente, è lui, con un autoritratto e un illuminante estratto dalla sua intervista a Sheila Turner-Seed, nel quale ricorda, o forse semplicemente suggerisce, di non cercare significati nascosti nella fotografia, non deturpare il suo impatto e la sua carica emozionale con inopportune analisi concettuali, ma di lasciarsi mesmerizzare e affascinare dalla sua bellezza e dalla sua poesia. La mostra, curata da Giovanna Carenzi, è aperta fino al 7 febbraio 2016 e occupa lo spazio espositivo inaugurato a giugno 2014 e dedicato interamente alla fotografia.

«Dopo Italia Inside Out, la mostra che nella primavera scorsa ha regalato al pubblico le immagini realizzate dai grandi fotografi italiani, apriamo ora – commenta l’assessore alla Cultura di Milano, Filippo Del Corno – e sempre a Palazzo della Ragione la seconda parte di questo progetto che presenta lo sguardo, al tempo stesso incantato e attento, dei grandi fotografi internazionali sul nostro Paese».

 Steve McCurry, Gondole in un canale. Venezia, marzo 2011 © Steve McCurry

È infatti un percorso fotografico che, in un arco di ottant’anni, regala l’immagine di un’Italia allo stesso tempo affascinante e critica, malinconica e canzonatoria, ma che nonostante tutto è riuscita a essere sempre preda e musa dei più grandi fotografi del Novecento. Da Robert Capa a Cuchi White, da Steve McCurry a Joel Meyerowitz, e poi Venezia, Firenze, Napoli, i luoghi di potere, il treno Milano-Firenze e gli “acquarelli” di Hiroyuki Masuyama. Nulla è lasciato al caso: la mostra, divisa in 7 percorsi tematici, sembra studiata per assorbire silenziosamente il visitatore e sedurlo con gli armoniosi paesaggi italiani e, contemporaneamente, stupirlo con le sue contraddizioni.

Sebastião Salgado, Gli equipaggi, condotti dal rais, si radunano all’alba per dare inizio alla mattanza. Trapani, 1991 © Sebastião Salgado / Amazonas Images

Si può assistere a una rassegna polifonica e multicolore, nella quale trovano spazio il bianco e nero di Claude Nori che, facendo rivivere un’adolescenza trascorsa sulle spiagge di Rimini, mantiene intatta la sua poesia; l’intensità di Salgado nell’affrontare le tonnare siciliane e il loro spettacolo, il mare che ribolle e inghiotte i tonni nel loro scintillio argenteo; il 1943 e le truppe americane con le quali Robert Capa sbarca per la prima volta in Italia; 72 ore di pura frenesia catturate da un giovane Helmut Newton, ma anche svariate tecniche avanguardiste come quella del “foro stenopeico” che permette ad Abelardo Morell di creare visioni nelle quali interni ed esterni si sommano. Tappa obbligata il momento di antitesi al fascino del nostro Paese, costruito attraverso le fotografie scomposte e profetizzanti di Art Kane e quelle di Michael Ackerman, quest’ultimo testimone di un doloroso incontro nei vicoli napoletani.

Joel Meyerowitz, Cipressi, mattina presto. Toscana, 2002 © Joel Meyerowitz - Courtesy of Howard Greenberg Gallery

Rimane, infine, un’ ultima breccia di speranza grazie al lavoro di Joel Meyerowitz sul paesaggio toscano, che lui ricorda così, in chiusura alla rassegna: «la luce è sempre là, distante, e ci si fa da parte, colmi di stupore, di fronte a essa. In Toscana, invece, la luce è così avvolgente che ci si sente parte di essa. Qui si è dentro la luce, legati a tutto ciò che ricade nella sua sfera: la terra, il cielo, le persone. È quasi come se ad ognuno di noi fosse stato assegnato un raggio di luce che ci intessa alla trama dell’universo e, così facendo, ci permetta di sperimentare un profondo senso di appartenenza […] con l’oggi e con la possibilità di un futuro migliore. Vi invitiamo quindi ad entrare, a viaggiare con noi attraverso le stagioni, nella speranza che ognuno di voi possa trovare il proprio posto, dentro la luce».

INFORMAZIONI– Fino al 7 febbraio 2016, Palazzo della Ragione – Piazza dei Mercanti, Milano. Orari: lunedì chiuso; martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9.30 – 20.30, giovedì e sabato 9.30-22.30. Biglietto: Intero 12 euro, Ridotto 10 euro. Per ulteriori informazioni: www.palazzodellaragionefotografia.it

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