Il canto delle Sirene ieri e oggi nella riflessione di Gilda Tentorio a Lecco. Il racconto della serata

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di Giuseppe Leone

LECCO – Sirene canore e sirene mute; ma anche, sirene canore o sirene mute, nella  conversazione che Gilda Tentorio ha tenuto la sera di venerdì 23 ottobre con il titolo Canti e incanti di Sirene, ieri e oggi, su proposta dell’Associazione italiana di cultura classica di Lecco nell’aula magna del cittadino liceo classico Manzoni, davanti a un pubblico in perfetto stile anti Covid19, con tanto di mascherina, sanificazione e distanziamento.

A presentare la professoressa, come di consueto, la presidente Marca Mutti Garimberti, che ne ha evidenziato i titoli di  docente nel Liceo “G. B. Grassi” di Lecco e insegnante di neogreco nelle Università di Pavia e Milano, non prima, però,  d’aver reso un commosso e doveroso omaggio alla professoressa Elisabetta Ghislanzoni (la cara Betti), insegnante di italiano e latino per lunghi anni nel Liceo Grassi di Lecco, autrice di testi scolastici nonché segretaria dell’Aicc, scomparsa nell’agosto scorso, ricordandola, prima, come donna di garbata riservatezza e pacata discrezione; e poi, attraverso un video che la ritraeva durante un suo intervento in un convegno sul dialetto a Montemarano nel 2016.

Una conversazione sulle sirene, si diceva, che la Tentorio ha condotto attraverso  un sapiente intreccio di richiami storici e suggestioni artistiche; e con un discorso fluido ed elegante insieme, quale si addice a un tema che riguarda l’arte della seduzione,

Eccola discorrere, non solo sulle narrazioni del mondo antico a cominciare da Omero e Apollonio Rodio, a cui si devono le prime immagini di sirene dall’aspetto di donna nella parte superiore del corpo e di uccello in quella inferiore; o su quelle pisciformi dalla semplice o doppia coda in epoca medioevale, ma anche su quelle delle variazioni, delle riscritture successive, fino alle interpretazioni letterarie e visive della contemporaneità, a partire dalla Sirenetta di Andersen che non è più un mostro che seduce gli ignari naviganti, ma una giovane donna che per amore di un uomo sulla terraferma rinuncia alla propria natura marina fino a morirne, comprese le rivisitazioni che ne ha fatto il cinema: dall’omonimo film della Disney del 1989 fino a Splash – una sirenetta a Manhattan di Ron Howard (1985), senza dimenticare la recente serie tv italiana Sirene di Davide Marengo.

Il tutto in una cinquantina di intensissimi minuti, nei quali la professoressa ha parlato delle sirene, distinguendole in antiche, moderne e contemporanee, per giungere alla conclusione che non tutte hanno nella voce l’unica cifra della loro seduzione, come le sirene celebrate da Pascoli, per esempio, che in un incontro retrospettivo con Ulisse riescono ancora ad ammaliarlo, pur non cantando più la sua storia; o come la Gorgòna, sirena speciale, sorella di Alessandro Magno,  di cui si dice che “ogni marinaio teme di incontrarla, eppure ne è attratto e, quindi, preparato. Quando si incontra, ella domanda “Che fine ha fatto Alessandro?” e la risposta da dare, se non si vuole impazzire e sparire tra le onde, è “Il re Alessandro vive e regna!”.

Due esempi appena, ma quanti ne bastano alla Tentorio per denunciare la solitudine dell’uomo contemporaneo, sospeso tra il canto delle sirene di ieri che dispensavano “offerte di conoscenza” e il silenzio di quelle  odierne  modellato sulla “promessa dell’assenza”; ma non solo, anche il naufragio della ragione finita in preda all’anarchia dei sensi.

Chiudono la serata gli applausi di un pubblico affascinato, che sarebbe rimasto ancora per molto a dialogare con la professoressa, se non avesse avuto la preoccupazione  di rientrare a casa, prima del “coprifuoco” delle ventitré.

Giuseppe Leone

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