“Stay hard, stay hungry, stay a-LIVE”
“Radio Flâneur” in tour con Springsteen. #1: Barcellona

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LECCO – Stay hard, stay hungry, stay a-LIVE, ovvero Barcellona, Monaco, il doppio live di Milano, Roma e Zurigo: sei date del tour europeo di Bruce Springsteen, raccontate dalla penna del nostro “inviato” speciale Matteo Manente. Un viaggio in sei tappe che inauguriamo oggi, a pochi giorni dal primo concerto europeo, quello di Barcellona. Seguiteci!

La Redazione

DO YOU REMEMBER THE STORY OF THE PROMISED LAND?

Barcelona, Camp Nou – 14 maggio 2016

Nel mondo della musica c’è chi fa concerti – anche bellissimi e curatissimi in ogni dettaglio – e poi c’è Bruce Springsteen, che da parecchi anni fa categoria a sé: l’ennesima dimostrazione di questa semplice constatazione si è avuta sabato 14 maggio a Barcellona, dove sul campo del Camp Nou il Boss ha dato il via al leg europeo del suo The River Tour 2016. Pubblico spagnolo caldissimo e partecipe non solo dalle prime note di Badlands fino alle ultime battute di Twist and shout, ma anche prima dell’esibizione, complice il legame speciale che lo lega da sempre a Springsteen e la fresca vittoria della Liga spagnola da parte del Barça. Stadio pieno come nelle migliori occasioni, nonostante un’ora di pioggia nel tardo pomeriggio che ha fatto temere il peggio ai tanti fans in fila fuori dallo stadio da parecchie ore, se non da alcuni giorni.

Springsteen a Barcellona @ Matteo Manente

Photo @ Matteo Manente

L’entrata di Bruce Springsteen e della sua E Street Band è stata salutata da un boato di voci e da un impressionante tappeto di braccia alzate al cielo, come protese ad accogliere e abbracciare in un caloroso benvenuto un amico che mancava in Europa da ormai tre lunghi anni. Che Bruce fosse visibilmente carico come una molla lo si intuisce non appena partono le prime note di Badlands, vero detonatore di tutta la serata, un brano catartico che, posto a inizio della scaletta, fa scatenare tutto lo stadio in una sorta di gigantesco urlo di liberazione per tutta la tensione inevitabilmente accumulata nell’attesa. Nemmeno il tempo di rifiatare che la doppia rullata di Max Weinberg introduce No surrender, altro pezzo che carica a dovere tutto il pubblico presente allo stadio; la scaletta, prima dello spazio riservato ai brani di The River – selezionati per l’occasione e non più eseguiti nella loro sequenza originale come in America – prevede anche la potenza micidiale di My love will not let you down, che infiamma ulteriormente un pubblico già bello caldo di suo. Quindi è la volta del fiume e delle sue storie più significative: la prima facciata dell’album viene eseguita quasi integralmente: The ties that bind, Sherry Darling, Jackson Cage e Two hearts – supportata dall’ottimo Steven Van Zandt ai cori e alla chitarra, finalmente coinvolto a dovere per l’intero concerto – trasformano tutto il Camp Nou in una bolgia inarrestabile, tanto da indurre il Boss a “sacrificare” l’intensità di Independence Day in favore del dinamismo di I’m going down, pescata al volo tra i tanti cartelli di richiesta presenti nelle prime file del pit; una scelta comprensibile solo nell’ottica del voler far sfogare il pubblico e di coinvolgerlo il più possibile, perché non si può certo paragonare la bellezza della quinta traccia di The River con la pur divertente I’m going down… e questa sarà forse l’unica pecca in una serata altrimenti perfetta.

Springsteen a Barcellona - Photo @ Matteo Manente

Springsteen a Barcellona – Photo @ Matteo Manente

La festa celebrata a Barcellona – perché di questo si è trattato – è proseguita con Hungry heart, altro inno da stadio con il quale il Boss si è pure concesso un giro di corsa intorno al pit; avanti tutta con la trascinante Out in the street e il romanticismo di I wanna marry you, prima di rallentare e regalare sei minuti di pura magia con The River, che grazie anche alle migliaia di lucine accese sugli spalti ha regalato più di un brivido agli spettatori presenti. Ma il picco assoluto in termini di pathos doveva ancora arrivare: luci basse sul palco, Roy Bittan inizia una lunga intro pianistica che conduce dritti dritti al cuore del concerto, quella Point blank tanto inseguita per anni e ora finalmente eseguita da Springsteen con una carica, una concentrazione e una perfezione da far quasi paura! Nove minuti di magia interrotti solo dai colpi secchi della batteria di un granitico Mighty Max Weinberg che introducono Atlantic city, altra perla da incastonare nella splendida notte catalana; lo stadio riprende a saltare sotto i colpi ben assortiti di Darlington county e Glory Days, pescata ad arte dal Boss sull’onda dell’eccitazione collettiva tra i tanti cartelli alzati tra le prime file del pubblico. E sempre dal pubblico arriva l’imbeccata per I wanna be with you, unica outtakes tratta dal box celebrativo di The River, che quasi senza interruzione viene seguita a ruota dal ritmo arrembante di Ramrod.

Springsteen a Barcellona - Photo @ Matteo Manente

Springsteen a Barcellona – Photo @ Matteo Manente

Tanto inaspettata quanto gradita (e agognata per anni!), ecco The price you pay, per il sottoscritto non una semplice canzone, ma molto, molto di più: “do you remember the story of the promised land?” È tutto lì, tutto così logico e semplicemente perfetto! La gioia di sentire finalmente questa gemma rara dal vivo è una sensazione indescrivibile, ma la vera fucilata al cuore, il colpo del definitivo ko mentale ed emozionale risponde al nome di Drive all night, una ballatona che non ha bisogno di troppe presentazioni: con una sola luce a inquadrare fissa la figura di Springsteen, le note di pianoforte di Roy Bittan vanno a toccare nel profondo i sentimenti di molti spettatori, che a stento riescono a nascondere qualche lacrimuccia più che comprensibile. Evidentemente sono in tanti a rispecchiarsi e riconoscersi nel viaggio del protagonista che guida tutta la notte solo per comprare alla sua amata un paio di scarpe: un viaggio che in fondo altro non è che una scusa come un’altra per vederla di nuovo, o per illudersi di vederla ancora una volta, perché alla fine di quel tragitto notturno non sa se la troverà lì ad aspettarlo oppure se ci saranno solo i suoi fantasmi e tutte le sue proiezioni mentali che nel frattempo s’è costruito. Insomma, Drive all night è una lunghissima cavalcata che trasporta tutti i presenti in un’altra dimensione, un brano dove piano, voce e sax si intersecano alla perfezione, dimostrando quanto la musica possa ancora smuovere e trasmettere a livello di sensazioni e sentimenti!

Springsteen a Barcellona - Photo @ Matteo Manente

Springsteen a Barcellona – Photo @ Matteo Manente

Chiusa la lunga parentesi dedicata ai brani di The River, spazio ad alcuni dei grandi classici del repertorio springsteeniano: ecco quindi Lonesome Day, ma anche e soprattutto le sempreverdi Prove it all night – sulla quale Springsteen si lancia in un assolo di chitarra fenomenale! – The promised land e Because the night. A  questi brani si aggiungono, in una sequenza che pare interminabile, il ritmo travolgente di She’s the one, l’eleganza e la dolcezza di Brilliant disguise – cantata dal Boss insieme alla moglie Patti Scialfa – l’energia di The rising e l’epicità senza confini di Thunder road. Si potrebbe essere più che soddisfatti, ma mancano ancora i bis e il grande colpo di teatro avviene proprio all’inizio degli encores: luci viola soffuse e tra lo stupore e la meraviglia di tutto lo stadio ecco che Springsteen e la E Street Band omaggiano a modo loro Prince, suonando divinamente la sua Purple rain. L’esecuzione spiazza e commuove, poi luci accese in tutto lo stadio e via con le grandi hit, cantate da tutti con quel poco di voce rimasta in gola: Born in the USA è tiratissima, Born to run risuona per tutti i “tramps like us”, Dancing in the dark vede in scena il solito balletto sul palco, Tenth avenue freeze-out ricorda gli amici scomparsi Danny Federici e Clarence “Big Man” Clemons, mentre la travolgente Shout e Bobby Jean sembrano chiudere definitivamente il conto, in un clima di tripudio generale, fra cori e applausi che non finiscono mai! Però Bruce e la Band non si possono congedare così dal Camp Nou e quindi, in barba agli orari di chiusura, spazio all’ultima e definitiva Twist and shout: trionfo totale, applausi a cascata e tutti a casa felici e contenti!

Alla fine saranno più di tre ore e mezza di spettacolo, con ben 36 brani in scaletta: non male per essere la prima tappa di un tour che nei prossimi mesi prevede altre 27 date in tutta Europa, Italia compresa. E se le premesse sono quelle viste a Barcellona, c’è da scommettere che ci sarà da divertirsi e commuoversi ancora per parecchio tempo! È solo la prima di altre fermate: stay hard, stay hungry, stay a-LIVE!

Questa la scaletta eseguita al Camp Nou di Barcellona il 14 maggio 2016.

Setlist: BADLANDS / NO SURRENDER / MY LOVE WILL NOT LET YOU DOWN / THE TIES THAT BIND / SHERRY DARLING / JACKSON CAGE / TWO HEARTS / I’M GOING DOWN / HUNGRY HEART / OUT IN THE STREET / I WANNA MARRY YOU / THE RIVER / POINT BLANK / ATLANTIC CITY / DARLINGTON COUNTY / GLORY DAYS / I WANNA BE WITH YOU / RAMROD / THE PRICE YOU PAY / DRIVE ALL NIGHT / LONESOME DAY / PROVE IT ALL NIGHT / THE PROMISED LAND / BECAUSE THE NIGHT / SHE’S THE ONE / BRILLIANT DISGUISE / THE RISING / THUNDER ROAD

Encores: PURPLE RAIN / BORN IN THE USA / BORN TO RUN / DANCING IN THE DARK / TENTH AVENUE FREEZE-OUT / SHOUT / BOBBY JEAN

Bis: TWIST AND SHOUT

Matteo Manente

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