“Cinebox”: “Blade Runner 2049″ di Denis Villeneuve
A trentacinque anni dal capolavoro di Scott, ecco il nuovo futuro

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locandina_blade-runner-2049-420x600TITOLO: BLADE RUNNER 2049
Regia: Denis Villeneuve
Cast: Ryan Gosling, Harrison Ford, Ana de Armas, Sylvia Hoeks, Jared Leto
Genere: Fantascienza, Thriller, Noir, Avventura
Nazione: Usa
Anno: 2017
Durata: 163 min.
Formato: colore
Sceneggiatura: Hampton Fancher, Michael Green
Produzione: Cynthia S. Yorkin, Bud Yorkin, Broderick Johnson, Andrew A. Kosove, Ridley Scott, Tim Gamble, Frank Giustra, Yale Badick, Bill Carraro, Val Hill, Alcon Entertainment, Thunderbird Entertainment, Scott Free Productions
blade runnerRECENSIONE – Un respiro profondo. Trent’anni dopo rispetto a quella Los Angeles che fu pietra miliare e fulgido primario esempio di cinema post-moderno, dove Ridley Scott ambientò il suo 2019 cupo, angosciante e dal fascino imperituro, il cineasta canadese Denis Villeneuve ambienta il suo, di futuro. E il suo film arriva a distanza di trentacinque anni dal predecessore. La sfida impossibile, la Mission Impossible, secondo molti, avrebbe richiesto un Villeneuve in grado di trasformarsi in una sorta di Ethan Hunt della regia. Capace di compiere il miracolo. Comprensibile, lo scetticismo. D’altronde nemmeno l’agente K (Ryan Gosling) aveva mai assistito a un miracolo. Al regista di Prisoners e Sicario forse serviva, principalmente, una caratteristica primaria fondamentale: il coraggio. Il coraggio, in primis, di affrontare un progetto di tale portata, con il rischio di venire, nella migliore delle ipotesi, subissato di critiche in caso di esito negativo. E il coraggio di estendere ciò che Scott, tra mille peripezie, tra Final e Director’s Cut, plasmò nel 1982.
blade runner1Questo coraggio non è mancato a Villeneuve, perché Blade Runner 2049 rispetto al suo precursore, già ricco di forti legami con l’ambiente circostante, è un film che aumenta la sua connessione con gli elementi. L’immensità della terra sabbiosa, il gelo del vento che accompagna la pioggia, compulsiva e ossessiva, trait d’union tra quello che fu e quello che è ora il mondo, i suoi abitanti.
Fondamentale è l’apporto di Roger Deakins per la fotografia e di Dennis Gassner per le scenografie, giganti in grado di creare degli autentici capolavori contemporanei d’arte visiva, straordinari per la capacità di passare da un contesto all’altro, dal neon intermittente all’oscurità della metropoli, fino al bianco accecante della neve. Efficace anche il lavoro di Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch con le musiche, in un mix tra vecchio e nuovo dal magnetismo inferiore rispetto alle partiture di Vangelis nel film originale, ma che ben si miscelano con il maestoso impianto visivo.
Sporcato da una durata probabilmente eccessiva – che comunque non appesantisce più di tanto la narrazione – e da alcune lievi momenti di stanca in sede di sceneggiatura, Blade Runner 2049 è quel respiro profondo in cui tanto speravamo.
VOTO – 4/5
Davide Sica
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Davide Sica