Il film del mese: in “Whiplash” la ricerca della perfezione musicale

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Andrew è un giovane e talentuoso batterista jazz che frequenta il primo anno al Conservatorio Shaffer di New York, prestigiosa accademia per musicisti. L’incontro con il duro insegnante Terence Fletcher modificherà radicalmente il suo percorso di crescita. “Whiplash”, pellicola firmata dal regista statunitense Damien Chazelle, esce nelle sale italiane il 12 febbraio 2015. 

Whiplash-5547.cr2LECCO – Il Sundance Film Festival gli ha conferito nel 2014 il Gran Premio della Giuria e il premio del pubblico. Il passaggio al Quinzaine des Realisateurs a Cannes l’ha consacrato anche sul palcoscenico europeo. Ma fino a poco tempo fa la distribuzione italiana di Whiplash era tutt’altro che scontata. Come spesso accade con molte pellicole che escono dal circuito indie e non trovano un mercato subito pronto ad accoglierle, anche il film del giovane regista statunitense Damien Chazelle ha faticato per trovare una collocazione nelle nostre sale.

Tuttavia, proprio quando ci stavamo per rassegnare ad aspettare la sua uscita in dvd, ecco che il salvagente venutoci in soccorso è di quelli che non ti aspetteresti tutti i giorni. A metà gennaio l’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences ha deciso – anche se le indiscrezioni erano frequenti da tempo – di candidare il film a ben cinque statuette dorate, impreziosite dalla candidatura a miglior film. Ed è allora che la sezione italiana della Sony Pictures ha annunciato la sua uscita nei cinema italiani, a partire dal 12 febbraio.  Un giorno in cui l’attenzione di numerosi spettatori sarà rivolta, molto probabilmente, al film più atteso del periodo, ovvero Cinquanta Sfumature di Grigio. Ma proprio perché un film così mediaticamente acclamato e candidato a diventare il vero (s)cult dell’anno sarà di facile reperimento ogni giorno a partire dalla sua uscita, Il Flâneur questo mese vi propone di frequentare sale meno note al grande pubblico, ma stracolme di grande musica – indubbiamente tra le migliori del decennio in un film – interpretazioni eccelse e montaggio adrenalinico ed entusiasmante.

Whiplash-7717.cr2Il termine indie è spesso abusato quando si parla di cinema statunitense a basso costo. Perché in molti casi è la struttura narrativa della pellicola a non esserlo, indipendente. Questo termine tuttavia si sposa benissimo con l’essenza di un film come Whiplash, che indipendente lo è per concezione, oltre che per budget e realizzazione. Se la trama in sé risulta essenzialmente canonica e con qualche piccola esagerazione, è la modalità con la quale viene raccontata da Chazelle, al suo primo lungometraggio in carriera, a colpire. Un’esaltazione cruda e logorante del raggiungimento di un’eccellenza artistica che non può che passare attraverso l’ossessionante ricerca della perfezione. Eccolo, quindi, il severissimo professor Terence Fletcher, che è solito infliggere agli allievi della sua band dure e frustranti lezioni, a suo dire necessarie per poter migliorare il talento.

Whiplash non segue alcun canone prestabilito del cinema statunitense e se al centro colloca lo sfiancante dualismo tra il giovane artista e il maturo mentore intorno costruisce un film che di convenzionale non ha nulla. A partire dalla meravigliosa musicalità e dalla scelta di uno strumento, la batteria, non così comune in quanto a centralità scenica. E quindi se Hollywood prevedibilmente, su queste basi, si lascerebbe andare a un film raccontato tramite protagonisti musicali più comuni come, ad esempio, il pop e una chitarra, ecco che l’indipendenza di Whiplash sposa il jazz, genere per nulla commerciale, con il ritmo e i tempi di un batterista, ruolo fondamentale all’interno di un’orchestra ma certamente non da prima fila. Ecco, quindi, che le caratteristiche indie di emarginazione e incomprensione – o comprensione per pochi – nel film di Chazelle le ritroviamo non solo nei personaggi ma anche nella musica, mai come in questo caso interprete co-protagonista.

WHIPLASH_05226.jpgMa con ingredienti abbastanza comuni in questo tipo di cinema, il regista colpisce invece per il suo approccio alla storia di Andrew, personaggio forse standard ma con una crescita narrativa diversa, priva di buonismo familiare e più legata all’obiettivo individuale. Andrew è ambizioso, ha talento e vuole diventare il miglior musicista in assoluto. Per raggiungere il suo obiettivo gli affetti passano in secondo piano: dal rapporto brevemente accennato e poi trascurato con una ragazza fino alla comprensione familiare dei propri successi, che per il giovane non contano oltre un “bravo figliolo” ma che si riducono al rapporto consolatorio e protettivo con il padre. È l’opinione di Fletcher che per lui ha un peso essenziale e fin dall’inizio la battaglia col proprio insegnante si consuma sui nervi, sugli insulti gratuiti e sulle scorrettezze, con scene al limite del surreale, come quella in cui l’insegnante alla ricerca del ritmo corretto imbastisce un’estenuante competizione notturna tra batteristi per aggiudicarsi la parte. Un gioco al rialzo che in alcuni momenti ha veramente dell’inquietante, per quanto la voglia di eccellere e la ricerca di un livello massimo di perfezione siano portati allo stremo. E a volte tutto sembra sul punto d’esplodere.

whiplash3Whiplash è una pellicola che cerca di far riflettere sul ruolo fondamentale dell’insegnante, sull’esistenza o meno di limiti nei metodi che conducono al massimo livello di bravura. Fin dove è lecito spingersi? Fin dove l’esercizio estremo e compulsivo è necessario e non diventa deleterio? Perché anche l’insegnante Chazelle, in fin dei conti, ce lo propone come un uomo incompreso a causa delle sue azioni. In una scena significativa, davanti ad Andrew, Fletcher spiega la sua filosofia: «Io voglio dare una spinta alle persone, oltre quanto ci si aspetta da loro. Credo sia un’assoluta necessità. Altrimenti priviamo il mondo del prossimo Louis Armstrong o del prossimo Charlie Parker a cui il suo insegnante, Jo Jones, tirò una sedia. […] Allora immagina se Jones avesse solo detto: Non è male, Charlie. Era ok, bel lavoro. E Charlie che pensa tra sé: Beh, direi che ho fatto un bel lavoro.Fine della storia. Sarebbe una vera tragedia». E così Andrew e Fletcher sono due persone con lo stesso obiettivo, novelli Charlie Parker e Jo Jones, che tra insulti e scazzottate lottano per primeggiare, in un vortice di swing jazz e whiplash, con un montaggio ritmico e frenetico che trascina ed emoziona. E il ruolo di Terence Fletcher finalmente esalta le straordinarie qualità di caratterista di un eccezionale interprete come J.K. Simmons, meritatamente candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista.

Uno straordinario spartito cinematografico, questo Whiplash, un “Acting-Blue Note” che fonde recitazione, melodie jazz, sudore, fatica, talento, cinico individualismo e un legame mentore/allievo che viaggia sottile tra determinata applicazione e folle maniacalità. Chi può dire quale sia la via corretta per il successo?

Davide Sica

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Davide Sica