ARCHIVIO – In scena a Merate Stefano Panzeri in “Terra Matta (1943-1968)”, terzo capitolo della storia di un bracciante siciliano

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MERATETerra Matta, spettacolo itinerante dell’attore Stefano Panzeri tratto dall’omonima autobiografia di Vincenzo Rabito (Einaudi), approda venerdì 15 dicembre alle 21 alla Galleria ARTEe20 di Merate. Da OltreOceano, un progetto di recupero e celebrazione attraverso il teatro della memoria migrante degli italiani che sono migrati – appunto – oltreoceano, Panzeri presenterà nel meratese il suo monologo Terra Matta (1943-1968), ultima parte di una trilogia composita e ambiziosa.

Battuto a macchina su una vecchia Olivetti, Terra Matta (autobiografia conservata presso l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano) è il racconto di Vincenzo Rabito, bracciante siciliano semianalfabeta, classe 1899, che dal 1968 al 1975 gettò su carta la sua storia in 1027 pagine dattiloscritte, senza margini, senza spazi e punteggiatura, solo punti e virgola a dividere una parola dall’altra in un continuum  linguistico grezzo e infarcito di sicilianismi. Vincenzo Rabito ha lasciato ai posteri il racconto della sua vita e, insieme, il racconto della storia d’Italia nei primi sessant’anni del Novecento, segnati dalle due guerre e dalle grandi mobilitazioni sociali delle migrazioni dentro e fuori l’Italia.

terra matta«Io lavoro come attore professionista dal 1997 – dice Stefano Panzeri – e mi sono diplomato a Venezia al Teatro Stabile. Non ho nulla a che fare con la Sicilia dal punto di vista “genetico”, ma il diario di Vincenzo mi ha rubato il cuore e la tenacia con la quale lui ha cercato l’italiano mi ha ispirato nella mia ricerca sul siciliano e devo dire che io e Dommincenzo ci siamo trovati con successo a metà strada».

A partire dal diario di Rabito e dall’interesse in lui suscitato, Panzeri ha costruito un progetto ampio, un monologo suddiviso in tre parti: Terra Matta 1 (1899-1918), sugli anni della Grande Guerra, che ha debuttato il 24 maggio 2014;  Terra Matta 2 (1918-1943), sulla seconda fase della vita di Rabito, con prima rappresentazione a maggio 2016 a Buenos Aires e replica in 15 città tra Argentina e Uruguay; e Terra Matta 3 (1943-1968), ultima parte della trilogia, sull’Italia dal secondo dopoguerra al ’68, con debutto a Mendoza il 25 maggio 2017.

Vasto e ambizioso, il progetto Terra Matta acquista un interesse particolare per lo sguardo aperto che lo caratterizza, soprattutto nella seconda e nella terza parte: «la tensione verso il benessere dei figli, il carattere girovago dell’esistenza di Vincenzo – spiega Stefano Panzeri – avvicinano, a mio avviso, la sua peripezia a quella del migrante». Nel maggio 2015, con un crowdfunding, l’attore si è messo in viaggio per raccogliere testimonianze di Italiani all’estero, toccando Argentina e Uruguay, Londra, Belfast, e Oxford e portando il suo monologo in giro per il mondo, dentro le case delle persone, allo scopo di arricchirlo di storie e voci reali.

Il risultato è un testo composito, nel quale si alterna il racconto di Rabito, interpretato con grande fedeltà, e le memorie migranti italiane all’estero, Oltremanica e Oltreoceano. Previsto per marzo 2018, un nuovo viaggio porterà Panzeri a fare visita alle comunità italiane di Sydney, Melbourne e Adelaide: le loro storie entreranno nel grande Zibaldone di Terra Matta.

INFORMAZIONI – Lo spettacolo si terrà alla Galleria ARTEe20 , I BASTIONI – Area Cazzaniga, Merate (Lecco). L’ingresso è a offerta libera.  Per maggiori informazioni sul progetto OltreOceano: www.stefanopanzeri.eu

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L'autore di questo articolo

Claudia Farina

È la più piccola dei flâneurs, con una chioma ribelle e un sacco di sogni. Fin da bambina innamorata del racconto e delle parole, saltella tra una storia e l’altra, tra la pagina e la vita. Laureata in Lettere Moderne, è alla ricerca costante di nuove ispirazioni e di luoghi dove imparare. La tesi sulla narrazione nella musica di Wagner è stata un colpo di testa (e un colpo di fulmine!). Suona il clarinetto da (un po’ meno di) sempre, ama la musica, l’amicizia quella vera, la natura, lo stupore e la Bolivia, che porta nel cuore. Crede negli incontri che cambiano la vita e la rendono speciale, come quello con Il Flâneur! Pensa molto (forse, troppo). Le piace viaggiare e scoprire il mondo, fuori e dentro i libri. Nella scrittura si sente a casa ed è convinta che la cultura, passione ribelle, sia davvero in grado di cambiare il mondo.