LECCO – Al Teatro della Società di Lecco uno dei testi più celebri di Luigi Pirandello. Si tratta de Il berretto a sonagli, in programma presso il teatro lecchese per la serata di sabato 30 gennaio (alle 21). Nuovo appuntamento della rassegna Teatro d’autore, la commedia sarà rappresentata dal Teatro di Dioniso per la regia di Valter Malosti, che torna sul palcoscenico del Teatro della Società dopo Signorina Giulia (2012) e Quartett (2014).
Un testo celebre, Il berretto a sonagli, scritto cento anni fa ma sempre attuale. La storia si basa, infatti, sulle vicende di Ciampa (interpretato dallo stesso Malosti) e Beatrice (Roberta Caronia), entrambi alle prese con il tradimento da parte dei rispettivi consorti ma caratterizzati da due approcci diversi all’adulterio. Al centro della commedia il tradimento, l’onore, i dilemmi degli uomini, il loro rapporto con la società e l’eterno conflitto tra verità e apparenza, tutte tematiche care al drammaturgo di Girgenti.
Una pièce, questa, più volte rappresentata e di cui Malosti propone una versione più vicina alla sua prima stesura in siciliano anziché alla più nota e successiva traduzione italiana. Il berretto a sonagli nasce infatti come testo dialettale (‘A birritta ccu ‘i ciancianeddi) per il capocomico Angelo Musco, che nel 1917 la mette in scena con alcuni tagli. Tagli che non verranno recuperati neppure dallo stesso Pirandello nell’edizione italiana del testo, complice la temporanea scomparsa del manoscritto originale, ritrovato solo nel 1965 e pubblicato nel 1988. È quindi proprio da questa prima versione che parte il regista e attore, il quale recupera anche alcuni elementi della commedia che si erano persi, come la maggiore centralità della figura di Beatrice.
A ciò si aggiungono, nell’adattamento firmato da Malosti, elementi del dialetto siciliano in grado di rendere i dialoghi più beffardi e tragicomici. «Si tratta – spiegano infatti dalla compagnia – di un testo più duro, politicamente scorretto, a tratti ferocemente anti-maschilista nelle battute, sia di Beatrice sia dell’equivoca Saracena e che presenta varianti significative come all’inizio del secondo atto in cui il manoscritto presenta una scena totalmente espunta nella versione italiana».
Un recupero, questo, che nelle intenzioni del regista restituisce la forza eversiva originaria di quelli che vengono definiti come corpi in rivolta e che avvicina il testo pirandelliano ad altre opere portate in scena dallo stesso regista. «Colgo nella pièce – afferma, infatti – un carattere visionario come in Molière, e un andamento da farsa nera. Ciampa è per me un buffone tragico, come il Nietzsche di Ecce homo e l’Arnolphe de La scuola delle mogli».