RADIO FLÂNEUR: “Fogli sparsi” di Carlo Ozzella. Sei brani che avevano l’urgenza di farsi ascoltare: il nuovo EP del rocker milanese

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LECCO – Benedetti siano i riff e gli assolo di chitarra elettrica all’interno dei brani, ma soprattutto benedetti quegli artisti – ormai un’esigua minoranza – che ancora ne fanno uso: Carlo Ozzella per fortuna fa parte di questa ristretta schiera, è uno che ha il rock nel sangue e che col rock n’ roll ci è letteralmente cresciuto, ma soprattutto ha ancora voglia di scriverlo e suonarlo come si deve. Il suo nuovo lavoro è un EP di sei brani inediti, pubblicato a metà gennaio e intitolato Fogli sparsi: sei brani nuovi di zecca, figli indubbiamente del percorso intrapreso due anni fa con Demoni, ma nati da un’urgenza comunicativa che si sente tutta e risalta fra le tracce. Rock d’impatto e testi ben scritti come sempre, che denotano più che una crescita una certa consapevolezza e maturità acquisite nello scrivere canzoni rock in italiano, grazie anche alla sapiente produzione del chitarrista Paolo Quaglino.

Se nei dischi precedenti Ozzella aveva sempre stupito e spiazzato con virate musicali e approcci differenti – dal sound spiccatamente springsteeniano de Il lato sbagliato della strada al rock tirato di Demoni passando per il folk-rock di Storie della fine di un’estate – in Fogli sparsi invece non cambia niente, ma prosegue sul filone avviato con l’ultimo disco, tanto che le sei canzoni nuove potrebbero considerarsi tranquillamente delle outtakes dirette o delle b-sides uscite dalla stessa vena creativa, a dimostrazione che i demoni sono lunghi da scacciare. Il nuovo EP raccoglie quattro brani con arrangiamenti squisitamente rock (Dopo il tramonto, Nessuna è come te, Fogli sparsi e Soltanto la musica resta) e altri due con lineamenti più acustici (Sotto il temporale e Per non dimenticare), sei canzoni per cantare ancora di travagli interiori, speranze, illusioni e storie d’amore iniziate o finite a seconda dei casi, canzoni nate da spunti autobiografici ma allo stesso tempo aperte all’interpretazione che ciascuno vuole darne.

Dopo il tramonto sa già di instant classic song, un rock tirato con le chitarre e le ritmiche ben in evidenza a sostenere un testo che sembra una richiesta d’amore a gran voce, con un ritornello che resta in testa al primo ascolto: “Dopo il tramonto sai dove trovarmi, la mia finestra è accesa per te, so cos’hai dentro e questo può bastarmi, dopo il tramonto resta con me…”. Nessuna è come te, pur proseguendo sul tiro rock della precedente, vive di quella malinconia che a volte prende alle spalle quando si torna a ricordare un amore finito: “Finestrini socchiusi, viaggiavi con me, nessun’altra ha il tuo posto, nessuna è come te, se cercavo i tuoi occhi tu capivi perché, nessun’altra ha il tuo posto, nessuna è come te…”. L’attacco della title-track cita Dylan e già questo potrebbe essere un punto a suo vantaggio; ma Fogli sparsi è molto altro, un gran pezzo che racconta di uno straziante quanto “lungo addio” che “non va più via”, con un ritornello micidiale e un gran solo di chitarra a metà brano che spiega a tanti come si possono fare ancora canzoni rock (e da cui anche i più blasonati rocker nostrani dovrebbero prendere spunto, invece che lasciarsi affascinare dalle inutili sirene dell’elettro-pop commerciale): “Fogli sparsi, frammenti di racconti, non trova pace l’anima mia, prendo tempo, continuo a riordinare per vincere la malinconia… Ma non preoccuparti che va bene così, quando capirai che è tardi sarò già via da qui, dove non ci si accontenta di una bugia… Tu non preoccuparti e non pensarci anche se forse quello che hai perduto è ciò che meriti di me, quando smetterai di stringermi così?”. Si spinge ancora su ritmi serrati in Soltanto la musica resta, altro brano in cui Ozzella canta la fine di una storia e la constatazione che ciò che rimane di più prezioso tra i ricordi sono una manciata di canzoni che girano comunque in testa, nonostante ci si sia allontanati: “Ho lettere sparse sul fondo del letto, le ho scritte ma non sei più qui, soltanto la musica resta e mi basta così… Porto addosso l’ultima delle tue ferite, dietro ai vetri si intravede già una uova luce, ho queste canzoni che girano in testa, le sole che tengo con me, soltanto la musica resta dei miei giorni con te…”.

È vero che il rock and roll è grinta ed energia, ma a volte serve rallentare il passo per riprendere fiato e fare luce tra i ricordi che ci vengono a bussare, tirare un bel sospiro e ripartire; Sotto il temporale è una ballata per voce e chitarra acustica che gioca esattamente questo ruolo, con la pioggia che come da tradizione rock diventa elemento di purificazione: “Cosa mi è rimasto sul fondo delle tasche da raccogliere per ripartire? Sai che non importa se ci vorrà del tempo o se dovrò bagnare le mie suole, guardo nello specchio ma se non sono più lo stesso forse dovrei solo scomparire ed imparare quello che ci vuole per camminare sotto il temporale…”. La conclusiva Per non dimenticare è la classica ballad da buonanotte e così sia, un altro brano acustico in bilico tra malinconia e ricordi, ma che riesce comunque ad accendere un raggio di luce e di speranza sul giorno che verrà: “Dopo tutto questo tempo forse nemmeno serve più farsi domande su di noi, mi hai trovato ad aspettarti e quasi non ci siamo accorti che non ci siamo persi mai… Tutto è più chiaro da qui, si vede anche il mare e niente può dividerci, onde come partire e poi tornare, ti ho scritto lettere ogni giorno per non dimenticare…”.

Volendo volare con un po’ di fantasia e tornare per un momento a “casa”, Springsteen avrebbe parlato di spare parts, ma i Fogli sparsi di Carlo Ozzella non sono semplici pezzi di ricambio: sono nuove canzoni che insieme alle precedenti ci aiutano a far luce e combattere i nostri demoni quotidiani… e si sa, combatterli a tempo di rock and roll sul lato corretto della strada facilita di molto le cose!

Matteo Manente

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