Ci sono dischi che fanno la storia, dischi che passano alla storia e dischi che continuano a farla, quella storia. È il caso di Riportando tutto a casa, mitico album d’esordio dei Modena City Ramblers pubblicato nel 1994 e diventato nel tempo il capostipite di un certo modo di fare folk-rock in Italia. A distanza di trent’anni esatti, Cisco, che dei Modena all’epoca dei fatti era uno dei cantanti, ha pensato bene di celebrare tale ricorrenza con un tour che, almeno nelle intenzioni iniziali, doveva svolgersi in poche date invernali; poi il successo quasi inaspettato ma allo stesso modo clamoroso di pubblico ha portato ad allungare il calendario delle date e, soprattutto, a cristallizzare alcune di quelle serate in un album dal vivo (disponibile in doppio cd o triplo vinile colorato), prodotto con una grandiosa campagna di crowdfunding e intitolato per l’appunto Riportando tutto a casa Live! Trent’anni dopo.
Trattandosi di un tour volutamente celebrativo, la scaletta dei concerti – riproposta fedelmente in questo nuovo lavoro fresco di pubblicazione – pesca a piene mani dai primi due dischi dei Modena City Ramblers (Riportando tutto a casa e La grande famiglia), proponendo praticamente solo canzoni scritte fra il 1992 e il 1995, alle quali si aggiungono tre o quattro brani più recenti della carriera di Cisco: il risultato è un doppio live che riporta direttamente alle atmosfere dei primi anni Novanta, come se di colpo la macchina del tempo potesse trasportarci tutti quanti nel 1994 a cavallo fra le brughiere d’Irlanda e la nebbia della bassa pianura padana.
E se di celebrazione deve trattarsi, impossibile non cominciare le danze con uno dei pezzi più irlandesi dei Modena, che non per niente apriva lo stesso Riportando tutto a casa: poche note di chitarra ed ecco subito la voce di Cisco che intona quel magico “Addio, addio e un bicchiere levato al cielo d’Irlanda e alle nuvole gonfie”, incipit indimenticabile di In un giorno di pioggia; poi, seguendo fedelmente il disco del 1994, è la volta della dialettale Tant par tacher, mentre la storia di Ahmed l’ambulante mantiene intatto tutto il pathos di un concerto praticamente perfetto. Tra le canzoni più recenti cui si faceva riferimento poco sopra, dato il contesto del tour non poteva assolutamente mancare la più recente in ordine di scrittura, il cui titolo riprende il disco originario e permette di tracciare il bilancio di una storia trentennale su e giù per i palchi di mezzo mondo: Riportando tutto a casa è la ciliegina sulla torta, la canzone che mancava nel 1994 e che oggi descrive ciò che quel disco ha rappresentato per Cisco e per chiunque ci sia cresciuto assieme! I primi ripescaggi da La grande famiglia arrivano con le iconiche La fola dal magalas e Le lucertole del folk, energia e divertimento allo stato puro che proseguono pure con l’alcolica Il bicchiere dell’addio, dedicata al ricordo delle sessions fatte con Bob Geldof. Altro balzo temporale in avanti ed ecco comparire l’ormai immancabile Onda granda ed Ebano, un brano che ogni volta smuove qualcosa sottopelle che è persino difficile da spiegare a parole. Essendo un tour che racconta in qualche modo un viaggio e le radici anche politiche e culturali dalle quali questo eterno vagabondare si è originato, in scaletta non poteva mancare l’epica I funerali di Berlinguer, con tanto di bandiera dell’indimenticato leader comunista sventolata sul palco da parte di Cisco. Il folk travolgente dei primi dischi dei MCR torna a esplodere nelle successive Morte di un poeta e La banda del sogno interrotto, diventate negli anni veri e propri cavalli di battaglia per tutti i fans di Cisco e dei Modena; allo stesso modo, risultano imprescindibili le successive Quarant’anni, Grande famiglia, Clan banlieue e il romanticismo tutto irish della Canzone dalla fine del mondo, insieme alla sempre suggestiva La strada, che di fatto conclude il set principale.
Ovviamente il viaggio di Riportando tutto a casa Live! Trent’anni dopo non può finire così: infatti Cisco e la band tornano sul palco per una versione cantata all’unisono e a pugno chiuso di Contessa, la cui attualità non ha certo bisogno di ulteriori spiegazioni. Se nel 1994 i Modena hanno trovato una via tutta emiliana al folk irlandese, buona parte di questo merito e di ispirazione si deve ai Pogues: l’omaggio diretto di Cisco a Shane MacGowan è tutto in un’incendiaria versione di If I should fall from grace with God, alla quale segue una altrettanto sentita e partecipata esecuzione de La locomotiva di Guccini. Il trittico finale è un susseguirsi di evergreen, dal momento che mancano ancora all’appello Bella ciao, la spassosissima A m’in ceva un caz e l’immancabile chiusura affidata alle note sempre trasognanti di Ninnananna.
Riportando tutto a casa Live! Trent’anni dopo è un disco che racconta una storia – artistica e umana, di una band e del suo pubblico cresciuto assieme negli anni – che si è rinnovata concerto dopo concerto, disco dopo disco, senza perdere un grammo della sua freschezza e spontaneità iniziale; ne è testimonianza il fatto che accanto a Cisco sul palco di questo concerto compaiano tantissimi musicisti che hanno fatto parte per vari periodi della grande famiglia Ramblers: Luciano Gaetani (banjo e bouzouki), Arcangelo Kaba Cavazzuti (batteria e chitarra), Marco Michelini (violino), Roberto Zeno (percussioni e batteria), Massimo Giuntini (flauti e uilleann pipes), Bruno Bonarrigo (basso e cori), Max Frignani (chitarre elettriche e acustiche), Enrico Pasini (fisarmonica, tastiere e tromba), ai quali si aggiungono come “ospiti speciali” ma fondamentali alla narrazione di questa grande storia Giovanni Rubbiani (chitarra acustica) e Alberto Cottica (fisarmonica). Grandi amici prima ancora che ottimi musicisti, gente che ha scritto alcune delle più belle canzoni italiane degli ultimi decenni e che, nonostante gli anni o le distanze che li separano nella vita di tutti i giorni, riescono ancora a emozionarsi e ad emozionare i fans, come è successo con il singolo ed unico inedito presente in questo doppio live: Siamo moltitudine è una canzone generazionale, con un testo che come spesso succede con quelli di Cisco parla di noi, della nostra storia personale e nazionale, dimostrando che la canzone d’autore ha ancora parecchio da dire anche in tempi sbandati come questi. E ben venga pure il parallelismo più che mai voluto, vivo ed attuale con Bob Dylan: Siamo moltitudine sta oggi alla dylaniana I contain multitudes così come Riportando tutto a casa stava nel 1994 a Bringing it all back home, chiudendo di fatto un cerchio fatto di colte citazioni e rimandi mai scontati.
Tutto il resto è storia, musica, amicizia, lotta, impegno, sogni, illusioni, amori, canzoni, birre, concerti, viaggi e tanti altri sentimenti ancora: come suggerisce la nuova canzone, “siamo le piccole comparse in una grande Storia”, una moltitudine che ha viaggiato in lungo e in largo, che è cresciuta con determinate canzoni e ideali, che ha cantato cercando ogni volta di non cadere dal palco e che alla fine – trent’anni dopo – è riuscita in un modo o nell’altro a resistere e a riportare ancora una volta tutto a casa!
Matteo Manente