I consigli di PeregoLibri: “Il cinghiale che uccise Liberty Valance”, di Giordano Meacci

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Un nuovo appuntamento con la rubrica letteraria curata dalla PeregoLibri di Barzanò. Protagonista, questa volta, l’ultimo lavoro dello scrittore romano Giornado Meacci: «una storia che racconta il mistero eterno dei sentimenti attraverso lo sguardo degli animali, trattati come uomini, e lo sguardo degli uomini visti come una specie animale tra le molte sulla terra».

Rubrica a cura di PeregoLibri, Barzanò (Lc)

“Il cinghiale che uccise Liberty Valance”, di Giordano Meacci

Tra Alti sulle zampe e rvrrn, uomini e cinghiali, tra pallidi fantasmi e i rosei visi paciosi dei paesani di Corsignano, tra intrecci cinematografici, sogni, vociare colorito e profondi pensieri silenziosi, Giordano Meacci ci dà il benvenuto nel suo Il cinghiale che uccise Liberty Valance. Corsignano, un ridente non luogo paesano collocato tra Toscana e Umbria, si schiude agli occhi del lettore in un incanto:

Il respiro curvo del vento e l’asma ghiacciato degli ultimi dèi rimasti ci portano nel cuore di Corsignano. Pietra e vetro. I sassi che smussarono gli Etruschi fino a ricavarne a strato a strato l’anima nevosa del tufo; le falde spugnose che quasi respirano, sottosuolo, dello stesso sfiatare cespuglioso della Terra: da millenni, prima; da secoli, poi: quando quei luoghi e quelle idee continuate di strade sono diventati vicoli, e incroci, e archi accoglienti, e pareti di sassi: quando le cose hanno preso il battesimo finito dei loro stessi nomi per il per sempre ingannevole delle vite di pietra delle case. (p. 15)

Tutto scorre regolare nella vita del paese al limitare del bosco, tra gente che lavora, donne che tradiscono i propri mariti e uomini poco savi che perdono una fortuna a carte. Finché, un giorno, tra la comunità di cinghiali che scorrazza nei boschi circostanti Corsignano, accade un fatto misterioso: un lampo abbacinante colpisce sul muso uno dei cinghiali, Apperbohr, che improvvisamente si ritrova dotato di pensiero, quello che caratterizza gli esseri umani e che – sappiamo bene –  trascina con sé paure, domande e turbamenti. Ma con la ragione giungono anche lo splendore e la meraviglia, la consapevolezza dei sentimenti che, purtroppo, restano inespressi o incompresi. L’amore, per esempio:

«Llhojoo-wrahh, amore mio». È questo e solo questo che vorrebbe dirle, ma nella lingua dei rvrrn non esiste una parola così, non c’è il concetto di mio e in definitiva non esiste l’amore che serve per definire o spiegare quello che lui prova; quello che le vorrebbe dire. Così le dice all’orecchio Llhojoo-wrahh, e basta; lei si allontana di poco, gira su sé stessa e gli regala sul grinfio Ap-prbohr, nel modo spezzato che le esce quando grugnisce. (p. 268)

meacci_cinghialeIn fondo, in questo cinghiale sentimentale ritroviamo alcuni aspetti della nostra natura, alcuni pensieri che somigliano ai nostri: «Se si potesse dire amore in cinghialese: se si potesse dire amore in qualsiasi lingua». Non è forse vero? Troppo umano per essere del tutto compreso dagli altri cinghiali, troppo bestiale per non fare paura agli umani, «il cinghiale che uccise Liberty Valance» si ritrova solo in una terra di mezzo, diverso dagli altri cinghiali e non abbastanza simile agli Alti sulle zampe, ma dotato della sensibilità sottile di leggere nei cuori degli uomini. Così, il cinghiale può accedere ai segreti di Corsignano. E noi, con lui.

Un romanzo totalizzante, ricco, un abbraccio di letteratura. Una scrittura che affascina e fa sospirare di bellezza. Una lingua speciale, legittimata dalla poesia del racconto. Giordano Meacci scrive una storia che racconta il mistero eterno dei sentimenti attraverso lo sguardo degli animali, trattati come uomini, e lo sguardo degli uomini visti come una specie animale tra le molte sulla terra.

Buona lettura!

Giordano Meacci, Il cinghiale che uccise Liberty Valance, Minimum fax. Euro 16

Claudia Farina di PeregoLibri

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