“Flash-Mode”: Fur Free, la nuova moda eco (?)

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Rubrica a cura degli studenti di Fashion Design dell’Ateneo ISGMD di Lecco

«È la cosa giusta da fare». È quello che ha detto il presidente di Coach durante un’intervista a Business of Fashion, per dichiarare la sua scelta di Fur Free all’interno delle collezioni a partire dall’autunno/inverno 2019/20. Ed è incredibile veder come in poco più di un anno tantissime altre aziende di moda abbiano deciso di eliminare definitivamente dalle proprie produzioni la pelliccia animale, sostituendola con quella sintetica.

La lista comprende moltissimi brand di lusso: da Gucci, che con un post sui suoi canali social ha comunicato la grande scelta presa dal suo nuovo direttore creativo Alessandro Michele, a Donatella Versace, che dichiara di non voler uccidere animali per fare moda. E poi ancora Furla, Burberry, Michel Kors e, prima di loro, Armani e Jimmy Choo.

Ma non solo le grandi griffe dicono no al capo invernale per eccellenza: anche i più grandi retail internazionali come ASOS e Zalando hanno definitivamente vietato, infatti, la vendita di pellicce animali.

Ma ancora più interessante il fatto che, durante le sfilate di settembre 2018, la London Fashion Week abbia imposto a tutti i brand il divieto di far sfilare le modelle con capi realizzati in pelliccia. Una decisione, questa, che già da tempo ha interessato le passerelle minalesi: è stato con la presentazione della collezione autunno/inverno 2012-2013 che la designer Elisabetta Franchi ha, infatti, scelto di aderire al programma Fur Free in collaborazione con LAV, un’associazione che combatte per i diritti degli animali, decidendo di eliminare non solo le pellicce ma anche le piume di origine animale.

La notizia più inaspettata è arrivata, però, dal recentemente scomparso Karl Lagerfeld (Chanel), che oltre a bandire le pellicce dalle prossime collezioni – unendosi anche lui al Fur Free – poco prima di morire ha dichiarato che l’iconica maison di moda francese non avrebbe più utilizzato pellami esotici come pitone, coccodrillo e lucertola.

Ma se, da un lato, gli animalisti si ritengono sempre più soddisfatti della crescente lista di stilisti convertiti, dall’altra troviamo gli ambientalisti, non del tutto concordi con questa teoria. Le pellicce sintetiche sarebbero sì amiche degli animali, ma non dell’ambiente, in quanto spesso realizzate con miscele di fibre sintetiche che deriverebbero dal petrolio,  materiale non biodegradabile e fortemente inquinante.

Matteo Fornoni

1^ Fashion Design

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