ARCHIVIO – Lecco: allo SpazioD la mostra “Il sacro nell’arte”
Dialogo tra Jurij Tilman e Raouf Gharbia

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tilmanLECCO – Icone della tradizione russo-ortodossa prendono forma attraverso materiale riciclato: ferro arrugginito, vetro, bastoncini trovati nel mare vengono assemblati per rivisitare in modo contemporaneo valori antichi, per dare nuova vita a oggetti che una società troppo consumistica rende scarto. Accanto opere che sono un sapiente mix di simboli calligrafici, alfabeti, rappresentazioni matematiche, note musicali: un’arte grafica che non è, però, fine a se stessa, bensì strumento per comunicare, per far conoscere elementi preziosi della cultura arabo-islamica.

La mostra allestita allo SpazioD di Pescarenico è soprattutto un dialogo, un ponte tra culture diverse, che scelgono di raccontarsi, conoscersi, capirsi nella diversità. In programma dal 5 al 20 dicembre 2015, Il “sacro” nell’arte. Islam e Ortodossia Cristiana: confronto tra due visioni personali è un’esposizione che raccoglie nella galleria lecchese opere dell’artista tunisino Raouf Gharbia e dello scultore russo Jurij Tilman. Un’occasione, quindi, per ammirare in un’unica esposizione l’arte sacra cristiano-ortodossa delle “icone” contemporanee firmate da Tilman e quella islamica aniconica di Gharbia, che sceglie di utilizzare la calligrafia come mezzo di espressione. Il tutto con l’intento di «dimostrare come l’arte – anticipano dalla galleria – possa costruire un ponte di conoscenza, un collegamento reale tra religioni e culture. La conoscenza della diversità – continuano – è l’unica strada percorribile per una convivenza rispettosa e civile tra i popoli e uno dei modi per costruire una società multietnica».

Tilman1Innanzitutto, come detto, le opere di Jurij Tilman, nato nel 1945 a Vladivostok, all’estremo oriente dell’allora Unione Sovietica. Dopo aver studiato all’Accademia delle Belle Arti di Mosca ed essersi laureato in Archeologia, Tilman lavora per alcuni anni come restauratore di icone russe presso i Musei del Cremlino e come restauratore di reperti archeologici presso il Museo Pushkin di Mosca, sino alla decisione di trasferirsi a Milano, dove dà il via alla sua carriera di scultore. È nelle sue opere che l’artista inizia a denunciare gli sprechi di una società orientata al consumo: sceglie, infatti, di utilizzare materiale di recupero, spesso trovato in luoghi insoliti. Ecco in mostra a Lecco, quindi, una rivisitazione in chiave moderna dell’iconografia ortodossa. «Le sue “icone” – spiegano gli organizzatori – si ispirano alla tradizione ortodossa e sono costruite con materiale riciclato dal mare: ferro arrugginito, monete, pezzi di vetro levigato, bastoncini e tutto ciò che l’artista ritiene assemblabile e lavorabile. Per lo scultore siberiano, il materiale per la scultura è casuale, va bene tutto ciò che può essere: plasmato, tagliato, incollato, applicato, piegato, o semplicemente raccolto e riunito».

gharbiaDi nuovo allo Spazio D, poi, Raouf Gharbia, artista grafico nato in Tunisia a giunto in Italia nel  1986. Qui il dialogo tra mondo islamico e Occidente torna a essere protagonista dell’arte: Gharbia utilizza le sue opere per farsi promotore di una filosofia di vita incentrata sulla convivenza e l’arte diviene, in questo senso, strumento di comunicazione, «ponte di dialogo – come affermano dallo Spazio D – fra Oriente e Occidente, facendo conoscere proprio all’Occidente gli aspetti positivi del mondo araboislamico. Le sue opere – continuano – sono ricercate nel segno grafico e nel contenuto», sono un originale mix di alfabeti diversi, di lettere, di simboli, e propongono stralci del Corano, della Bibbia o ancora della Torah, «in piena coerenza con le sue convinzioni che lo vogliono – concludono i promotori della mostra – paladino di un vivere interreligioso e interculturale».

INFORMAZIONI – Dal 5 al 20 dicembre 2015. L’inaugurazione è fissata per sabato 5 dicembre alle 17. Per info: www.spaziod.net

 

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