“Radici”, secondo volume della trilogia a fumetti del lecchese Giorgio Pandiani. L’intervista all’autore

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LECCO – “Insomma, se le piante avessero un cervello, è lì che andrebbe cercato. Nelle radici”. È questo uno dei passaggi di testo più significativi di Radici, secondo volume della trilogia a fumetti ideata dal lecchese Giorgio Pandiani e dedicata principalmente al delicato rapporto fra uomo e ambiente circostante. Grafico, sviluppatore multimediale e fumettista indipendente, Pandiani è alle prese da alcuni anni con Radici, la sua seconda opera inedita alla quale sta dedicando parecchio tempo, idee ed energie. Un progetto elaborato e complesso, suddiviso in tre parti, che sta portando avanti in totale autonomia e autoproduzione, un lavoro che segue il primo fumetto pubblicato dall’autore lecchese alcuni anni fa, intitolato I Palazzi. Abbiamo incontrato Giorgio Pandiani per una chiacchierata intorno a questo nuovo e recentissimo capitolo di Radici… ecco cosa ci ha raccontato, fra aneddoti, curiosità e prossimi sviluppi del suo fumetto.

Citando Caparezza, confermi che il “secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”? Nel tuo caso parliamo di fumetti, ma il concetto resta lo stesso: è stato più o meno difficile rappresentare la fase centrale della vicenda, ben sapendo come è iniziata e soprattutto come proseguirà?

Copertina«In realtà Radici nel suo insieme, tutti e tre i volumi, è da considerarsi come il mio “secondo album”. E sì, si sta rivelando molto più difficile de I Palazzi, se non altro perché sto cercando di realizzare una storia più lunga, più complessa, con più personaggi e con un stile narrativo e grafico totalmente diverso. Scendendo nel dettaglio di questo secondo volume, si tratta di uno snodo fondamentale della vicenda e la sfida è stata riuscire a dire abbastanza, per rispondere a qualche domanda sollevata dal primo libro, ma al tempo stesso non dire troppo, lasciando intuire che la risoluzione vera e propria deve ancora arrivare. La parte più complicata è stata senza dubbio il quinto capitolo, vera e propria chiave di volta “teorica” della narrazione. Con un lungo processo di riscrittura, sintesi e grazie alla recitazione dei personaggi, spero di essere riuscito a esprimere dei concetti complicati attraverso dei dialoghi semplici e, per quanto possibile, naturali».

Tra i temi affrontati in questo secondo volume troviamo alcune costanti già presenti nella prima parte e altrettante novità: cosa ci puoi dire a riguardo?

«È vero, ci sono senza dubbio elementi di continuità così come alcune novità e sviluppi della trama che permettono di iniziare a comprendere meglio l’intreccio nel suo complesso e i ruoli dei singoli personaggi. Tra le costanti sicuramente c’è l’approfondimento del discorso ecologista che indaga il rapporto tra uomo e ambiente circostante, con una particolare attenzione alle piante, al bosco, al sottobosco e alle radici. Inoltre, troviamo ancora l’utilizzo di diversi piani narrativi e temporali per raccontare la storia: Radici nella mia mente non è mai stata una narrazione lineare, piuttosto una vicenda aggrovigliata e oscura, proprio come le radici, che si districano nel terreno in varie direzioni. Bisogna leggere con attenzione per non perdersi ma, nel caso succedesse, suggerisco di imitare gli antichi e osservare la luna nel cielo notturno (del fumetto, ovviamente) per orientarsi meglio. A livello di stile di disegno, invece, continuano ad alternarsi il bianco e nero netto della “realtà” e la mezzatinta più dolce delle “visioni”, due soluzioni grafiche che sono intimamente legate fra loro, ma sul rapporto tra come sono disegnate le diverse sequenze di Radici e il loro significato non posso aggiungere altro. Ne saprete di più nel terzo volume. Infine, resta confermata in questo secondo libro anche l’ambientazione della vicenda in luoghi più o meno riconoscibili del lecchese, spesso camuffati, mischiati tra loro o spostati geograficamente. Lascio ai lettori della zona il piacere di scoprire i richiami a costruzioni abbandonate, strade o montagne familiari».

Dovrei aver visto il profilo del Corno Birone e del Monte Moregallo, in una vignetta, se non sbaglio… per quanto riguarda le novità, invece, quali sono le più interessanti? Mi è sembrato che ad esempio Diana e Sara, le protagoniste femminili di Radici, assumano un ruolo più importante di quel che si poteva ipotizzare nel primo volume: cosa sanno del passato di Silvio, forse più di quel che appare?

Matite«Hai ragione, il peso di Diana e Sara sarà molto grande nella vicenda, e di sicuro in questo volume iniziamo a comprendere quanto. La caratterizzazione dei personaggi femminili è un aspetto a cui tengo molto e nelle mie storie cerco sempre di rappresentare donne lontane dai cliché che troppo spesso troviamo nella narrazione e, soprattutto, nei fumetti. Vorrei rappresentare donne realistiche, sia nell’aspetto che nella psicologia, con ruoli attivi e importanti, non di contorno. In un qualche modo le due ragazze rappresentano il passato e il futuro di Silvio, forse… ma non posso sbilanciarmi troppo. Uno degli aspetti fondamentali di Radici e l’inaffidabilità dei narratori e di sicuro non sarò io a dare conferme in un senso o nell’altro. Chi ha letto i due volumi dovrebbe aver capito, ormai, che non può fidarsi troppo di ciò che vede, e legge, nelle tavole del fumetto. Anche le posizioni di De Luca e Fari si rivelano più sfumate di quanto ipotizzabile all’inizio e per quanto riguarda, infine, Capo e Rocca, posso dirvi che finalmente scopriremo cosa siano i loro misteriosi “lavoretti” e qualcosa in più sul loro passato».

Quanto c’è di te nei personaggi che disegni, ammesso che ci siano riferimenti più o meno autobiografici?

«Senza dubbio c’è qualcosa di me in ognuno di loro, senza che nessuno sia me stesso in tutto e per tutto. Nella vicenda è presente una rielaborazione di esperienze personali, premessa indispensabile per raccontare qualcosa di autentico e significativo, ma non c’è nulla di esplicitamente autobiografico».

Se dovessi definire in poche parole il tuo fumetto, come lo descriveresti? Di cosa parla, quali sono i suoi tratti caratteristici?

«Innanzitutto spero che Radici sia una storia appassionante, che prende in prestito elementi da vari generi – horror, thriller, detection, crime… – e li utilizza per raccontare le vicende di un gruppo di personaggi piuttosto atipici. Il tema principale, ma non l’unico, è senza dubbio quello del rapporto tra gli esseri umani e l’ambiente che ci circonda, in particolare le piante, spesso considerate, a torto, degli esseri viventi di “serie B”: inanimate, prive di coscienza, quasi degli oggetti. La verità è, come sempre, molto più complessa e pian piano si farà strada tra le tavole della storia, portandoci, spero, a ripensare totalmente il nostro rapporto con il regno vegetale e quindi con il nostro pianeta. Credo sia necessario un rinnovamento totale di mentalità e approccio, a partire dalle cose più piccole, quotidiane. Inutile sperare in un cambiamento dall’alto, soprattutto in un momento di crisi economica, paura degli altri e sfiducia nella politica come questo. Nel mio piccolo, ad esempio, ho scelto di far stampare Radici su carta riciclata, usando solo energie rinnovabili, e di farlo rilegare, grazie a una bella iniziativa della tipografia, non in maniera industriale, bensì all’interno del carcere di Genova Pontedecimo, per dare una possibilità concreta di reintegro a persone in difficoltà».

Vantaggi e svantaggi di proporre un’opera in tre volumi separati? E qual è il commento migliore che ti hanno fatto fino ad ora?

Matite_3«Lo svantaggio principale è sicuramente il fatto di non poter offrire una storia completa dall’inizio alla fine, e questo può scoraggiare qualcuno. Allo stesso tempo la serialità è una caratteristica tipica dei fumetti e mi consente di giocare con le aspettative e la curiosità dei lettori. Per quanto riguarda i commenti, ci sono state delle recensioni belle e approfondite e spero altre appariranno nelle prossime settimane. Molti lettori hanno detto che hanno trovato Radici strano, particolare: lo ritengo un complimento. Mi sto autoproducendo proprio nel tentativo di proporre un fumetto diverso, non riconducibile ad altre forme o categorie già lette e conosciute. Forse il commento migliore resta, però, quello della mia nipotina di tre anni: “Bello… ma è tutto da colorare!”. Che sia la prima ad aver capito perché Radici è disegnato in bianco e nero?».

L’effetto sorpresa per la terza puntata di Radici a questo punto è forte, per chi ha letto le prime due parti: anticipazioni? A che punto è il lavoro?

«Ti posso garantire che il cerchio si chiuderà senza trucchi, le risposte arriveranno… ma preparati ad altri colpi di scena! Di sicuro il terzo volume non sarà semplice da mettere su carta: alcuni aspetti importanti, e dolorosi, della vicenda saranno approfonditi. Penso al rapporto fra Sara e Silvio o alla teoria del protagonista sul cervello delle piante… ma, ovviamente, non posso anticipare molto. Al momento ho quasi finito di disegnare a matita il settimo capitolo… diciamo che sono in linea con la tabella di marcia che mi porterà a completare l’ultimo volume nell’autunno del 2018. Ovviamente, più lettori avrò, maggiore sarà il tempo che potrò dedicare al disegno, e prima sarà pronto il terzo libro. Quindi, a chiunque voglia conoscere la conclusione al più presto, consiglio di acquistare i miei fumetti, regalarli agli amici, parlarne a persone che potrebbero essere interessate. Radici ha bisogno anche del vostro aiuto».

Matteo Manente

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