RADIO FLÂNEUR – “2020 SPEEDBALL”: l’inquietante (e profetica) attualità dell’album più “heavy” dei Timoria

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Come si dice in questi casi, non è chiaro se sia stato un disco premonitore o se abbia portato sfiga: ad ogni modo, 2020 Speedball dei Timoria sembra essere più attuale oggi, all’epoca del Covid-19 e di tanti altri disastri socio-ambientali che si sono verificati, rispetto al 1995 di quando fu scritto e pubblicato dalla band bresciana. 2020 Speedball appare oggi come un disco profetico e quasi anticipatore dei tempi che sarebbero arrivati, visto che il nocciolo della storia che racconta sta nell’immaginare il mondo proiettato avanti di venticinque anni – quando il figlio di Omar Pedrini, mente e deus-ex machina del gruppo, avrebbe avuto la stessa età del padre, allora ventisettenne – partendo dall’analisi dei problemi che affliggevano la società italiana a metà anni ’90 e che, a giudicare da come sono andate le cose, non sembrano esser cambiati più di tanto.

Quello di 2020 Speedball è dunque il racconto di un pianeta al collasso dal punto di vista dell’inquinamento e del degrado ambientale, un mondo sul punto del non ritorno, dominato dalla tecnologia (2020, Brain machine) e con la natura pronta a ribellarsi e a presentare il conto, costringendo l’uomo a trovarsi nuovi spazi dove andare ad abitare (Europa 3). Il riferimento alla droga presente nel titolo (Speedball) è invece una metafora di quello che da lì a pochi anni sarebbero diventati tv, internet e cellulari, ovvero le nuove dipendenze delle generazioni più giovani, sempre più a rischio di isolamento sociale e di massificazione all’interno di una dimensione più virtuale che reale. Per dare forma e sostanza a questi concetti, i Timoria si lanciano nel loro album più sperimentale e coraggioso, fondendo in maniera unica melodia e hard rock, con la band a pieni giri e un Renga in stato di grazia dietro al microfono. Reduci dall’immenso successo di pubblico e critica riscontrato con il precedente concept di Viaggio senza vento, che li aveva consacrati una delle poche rock band italiane in grado di vantare tale appellativo, i Timoria di Pedrini e Renga a metà anni ’90 sono probabilmente all’apice della loro creatività, ma rifiutano di replicare il sound dell’album precedente e sollevano l’asticella della sperimentazione ancora più in alto, andando a realizzare così il loro disco più sporco, oscuro e tirato a livello musicale. Come ha spiegato lo stesso Omar Pedrini presentando la ristampa di 2020 Speedball, “nel 1993 i Timoria con l’epocale Viaggio senza vento furono consacrati al successo che li proiettò a sorpresa nel mondo dei grandi, tanto che dai primi rock club iniziammo anche a suonare nelle arene riservate alle band straniere. I Timoria erano sulla bocca di tutti, la nostra scommessa era vinta ed io mi sentii libero di comporre seguendo il mio istinto senza più ansie da prestazione. Eravamo però ad un bivio: fare un disco rock-pop, magari con un nuovo produttore, per cercare di soddisfare le radio, per allargare il nostro pubblico e il nostro consenso o registrare il disco nella maniera più istintiva possibile, autoproducendolo? Ci guardammo tra di noi e in un attimo eravamo tutti d’accordo!”.

Proprio per questo motivo 2020 Speedball mostra un sound meno orientato al classic rock anni ’70 dei tanto amati The Who, ma più influenzato dal grunge di quegli anni con Chris Cornell e i Soundgardn in primo piano, oltre ovviamente alle inevitabili influenze del Black Album dei Metallica; un sound unico e granitico, ma soprattutto funzionale al racconto non più di una storia completa come quella di Joe nel disco precedente, ma di una serie di brani che si muovono su un doppio binario per descrivere il sempre più delicato rapporto tra uomo e ambiente: da una parte canzoni di denuncia, rabbiose e viscerali, legate ad alcune distorsioni e aspetti negativi della società validi tanto nei ’90 quanto oggi (2020, Speedball, Brain machine, Dancin’ Queen, Europa 3, Guru e Mi manca l’aria); dall’altra parte, quasi come un contraltare o una via d’uscita dai problemi, canzoni più speranzose, che a colpi di chitarre elettriche incendiarie incarnano i valori più puri e nobili per i quali vale la pena battersi e resistere in un mondo sempre più distorto e compromesso (Senza far rumore, Sudamerica, Via Padana Superiore, Weekend, Boccadoro e Fino in fondo). Infine, altri quattro micro-brani riempitivi – Intro, Duna connection, No money no love e Fare i duri costa caro – completano la scaletta di 2020 Speedball, un album potente ed evocativo a partire già dalla copertina, con l’ago di una siringa che buca un’arancia tagliata a metà su sfondo rosa. Non è affatto un caso che fra le tematiche affrontate dai testi ad opera di Pedrini vi sia il problema delle droghe e delle dipendenze nelle quali molti giovani della sua generazione si erano persi (la stessa Speedball si riferisce a un mix di sostanze pesanti che mischiava eroina e cocaina), ma anche l’annosa questione di una realtà virtuale sempre più invasiva e alienante (2020, Brain machine, Mi manca l’aria), l’elevazione a ruolo di santoni di certi personaggi che pontificano in tv (Guru) o la consapevolezza di vivere su un pianeta sempre più sfruttato e devastato da parte dell’uomo (Europa 3). Per sfuggire ai mali del loro (e purtroppo anche nostro) tempo, i Timoria sembrano volersi affidarsi ancora una volta ai valori più veri, autentici ed eterni come la poesia o la grande letteratura che echeggiano in Boccadoro, l’amore passionale di Senza far rumore, la musica vera opposta ai dj che “mettevano i dischi, ora fanno gli artisti” (Dancin’ queen), l’amicizia profonda (Weekend), la voglia di vivere (Fino in fondo) e quella di viaggiare (Via Padana Superiore), unite all’incontro e alla scoperta di nuove culture (Sudamerica).

Sebbene 2020 Speedball non abbia raggiunto le vette di successo di pubblico e critica che aveva riscontrato il precedente Viaggio senza vento, rimane anche a distanza di tanti anni un disco potentissimo, senza dubbio disarmante per l’aggressività sonora, ma soprattutto per la drammatica attualità dei temi trattati, specie se si considera che sono brani nati oltre venticinque anni fa: non sorprende quindi che questo album dei Timoria venga ristampato in una speciale 25th Anniversary Edition proprio per questo anniversario e in coincidenza di questo 2020 così sciagurato, evidenziando ancora una volta il suo tono profetico e anticipatore dei tempi che sarebbero purtroppo arrivati. Oltre alla rimasterizzazione dell’album a partire dai nastri originali, la nuova ristampa di 2020 Speedball comprende un secondo disco con 11 brani live registrati durante l’ultima data del “Senza far rumore Tour” tenuta dalla band bresciana al mitico Rolling Stone di Milano nel dicembre 1995: una superba testimonianza dell’energia e della carica rock che sapevano trasmettere i Timoria all’apice della loro carriera e del loro successo.

Matteo Manente

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