ARCHIVIO – “Storie salvate. Tre Natività del Cinquecento da riscoprire”.
Torna l’appuntamento con il “Capolavoro per Lecco”

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LECCO – C’è la Natività di Andrea Previtali, pala d’altare realizzata a inizio Cinquecento e custodita, oggi, nel Santuario di Santa Maria Nascente di Arconate. C’è l’Adorazione dei pastori di un pittore veneto, probabilmente Jacopo Bassano, e c’è l’Adorazione dei pastori di Giovanni Battista Moroni, dipinto datato metà del Cinquecento e, come per l’olio su tela precedente, parte di una collezione privata. Tre opere: tutte del XVI secolo; tutte dell’area lombardo-veneta; tutte con tema la Natività, qui proposta in una dimensione che vuole essere narrativa, legata alla tradizione cristiana del Presepe.

Con “Storie salvate. Tre Natività del Cinquecento da riscoprire” torna la mostra-evento “Capolavoro per Lecco”, l’iniziativa promossa per il terzo anno consecutivo dalla Comunità pastorale e dall’Associazione culturale Madonna del Rosario in collaborazione con il Comune di Lecco e curata, quest’anno, da Giovanni Valagussa e Antonio Mazzotta. Un appuntamento in programma al primo piano di Palazzo delle Paure di Lecco dal 5 dicembre 2021 al 5 marzo 2022 (inaugurazione domenica 5 dicembre alle 16) e proposto sempre in occasione delle festività natalizie con l’intento, come spiegano gli organizzatori, di offrire alla città, in un contesto laico, un evento dal valore spirituale, artistico e culturale e favorire, attraverso l’arte, l’incontro con il Mistero della Salvezza.

Le opere in mostra

Tre, per questa edizione dell’evento, le opere d’arte che si potranno ammirare negli spazi di Palazzo delle Paure: un tris di lavori che appartengono tutti all’area lombardo-veneta del Cinquecento e che raramente sono stati visti o studiati, anche perché due di loro sono parte di collezioni private.

Natività di Andrea Previtali

Dettaglio della “Natività” di Previtali

Si tratta di una pala piccola – 186 x 135 cm – realizzata intorno al 1520 e collocata all’interno del Santuario di Santa Maria Nascente ad Arconate. Quasi sconosciuta dalla critica, l’opera «è stata donata al Santuario dalla famiglia Arconati Visconti probabilmente nel corso del Seicento, e dunque non si conosce la sua destinazione originaria. Lo stile e l’iconografia, con un ruolo importante dato alla figura di San Giuseppe, riconducono il dipinto al periodo bergamasco di Previtali, nel quale sono state forti le influenze da Lorenzo Lotto».

Adorazione dei pastori di un pittore veneto, probabilmente Jacopo Bassano

Jacopo Bassano, “Adorazione dei pastori”, collezione privata

Dipinto mai esposto prima, è rimasto per secoli nascosto in un oratorio di proprietà privata nella provincia di Verona e fino al suo restauro, avvenuto nel 2014, risultava compromesso da numerose ridipinture. «La sua cifra stilistica – spiegano dalla mostra – sembra permettere di avvicinarlo, seppur prudentemente, alla giovinezza di Jacopo Bassano, nei primi anni Trenta del Cinquecento, quando l’artista, poi noto per le grandi composizioni pastorali imitate dalla sua vasta bottega, era ancora imbevuto dalle prime esperienze veneziane nella bottega di Bonifacio de’ Pitati e da suggestioni bresciane».

Adorazione dei pastori di Giovan Battista Moroni

Giovanni Battista Moroni, dettaglio di “Adorazione dei pastori”, collezione privata

Dalla dimensione inusuale per i soggetti sacri di Moroni, il dipinto è apparso pochissimo in pubblico in occasione di mostre, la più nota delle quali nel 1968. La composizione «denota una lucida tensione espressiva che tocca il vertice nella figura di pastore anziano aggrappato al suo grosso bastone nella parte destra, descritto con un viso talmente veridico da essere quasi un ritratto. Ma anche il suggestivo paesaggio nella parte sinistra, con ruderi e frammenti di pietre lavorate, comunica un instabile senso di mistero, accresciuto da dettagli desueti in questo episodio come l’anfora accanto a una cavità nel terreno, forse un pozzo, e il bastone abbandonato a terra. La pittura lucida e finita, la cura sensibile dei dettagli, l’impaginazione attenta di una prospettiva articolata e profonda fanno di quest’opera uno dei migliori soggetti religiosi del pittore».

Il suono in mostra

Con un allestimento curato dallo Studio Melesi, quest’anno l’esposizione si arricchisce di elementi sonori: durante il percorso di visita saranno infatti proposti brani musicali del Cinquecento e letture di frammenti di sacre rappresentazioni, mentre ogni sabato pomeriggio sarà proposta un’esperienza musicale dal vivo. Per mezz’ora, il visitatore sarà «invitato a sostare davanti a una delle tre opere esposte – come spiegano i promotori – e a lasciarsi coinvolgere in una “immersione sinestetica” nello spazio riempito dal dialogo continuo tra immagine e suoni prodotti da voci e strumenti». A eseguire i brani saranno professionisti e giovani musicisti del Civico Istituto Musicale “G. Zelioli” di Lecco, del Liceo Musicale del Liceo Scientifico e Musicale “G.B. Grassi” di Lecco o del gruppo Corale polifonico “Ad Libitum” di Lecco.

Informazioni

L’accesso sarà garantito a gruppi di 10 persone, ogni 15 minuti. Per visitare la mostra è necessario prenotare attraverso il sito www.capolavoroperlecco.it ed essere in possesso del green pass.  Il costo del biglietto è di 2 euro.

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