IN CUCINA CON GIULIA – Tradizione e attualità nella cucina del territorio.
La ricetta di maggio: penne al pesto di tarassaco

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A cura di Giulia Barranco (Cooked4U)

LECCO – Una pianta a fiore appartenente alla famiglia delle Asteracee, molto diffusa nel nostro territorio: si tratta del tarassaco, Taraxacum officinale, epiteto che ne indica le virtù medicamentose, note fin dall’antichità e sfruttate con l’utilizzo delle sue radici e foglie. È una pianta erbacea particolarmente diffusa nei luoghi erbosi e areati di tutto il territorio italiano e mondiale; cresce nei prati, sulle strade, sulle rive dei corsi d’acqua e in altre zone caratterizzate da terreni umidi, fino a un’altitudine di 2000 m. Pianta tipica del clima temperato, anche se per crescere non ha bisogno di terreni e di esposizioni particolari predilige un suolo sciolto e gli spazi aperti, soleggiati o a mezzombra. È addirittura considerata un’erba infestante.

Diversi i nomi popolari con i quali viene chiamato il tarassaco, da “dente di leone” a “stella gialla”, fino a “capo di frate”, e alcuni autori fanno risalire le origini del nome “tarassaco” ai termini greci “taraxis” (disordine, squilibrio) e “akas” (rimedio). Non sorprende, dunque, che il tarassaco sia un rimedio conosciutissimo dalla medicina popolare. Significative anche le denominazioni tradizionali attribuitegli nei vari paesi del mondo, tra le quali l’italiano “piscialetto” e il francese “pissenlit”.

Pianta erbacea perenne, di altezza compresa tra i 3–9 cm, presenta una grossa radice a fittone dalla quale si sviluppa, a livello del suolo, una rosetta basale di foglie munite di gambi corti e sotterranei. Le foglie sono semplici, oblunghe, lanceolate e lobate, con margine dentato (da qui il nome di dente di leone).

La fioritura avviene in primavera, per la maggior parte in aprile-maggio, ma si può prolungare fino all’autunno. Da ogni fiore si sviluppa un frutto detto achenio, provvisto del caratteristico pappo: un ciuffo di peli bianchi, originatosi dal calice modificato, che, agendo come un paracadute, agevola col vento la dispersione del seme.

LE PROPRIETÀ

Il tarassaco viene usato sia dalla cucina sia dalla farmacopea popolare. La terapia a base di foglie o radici di tarassaco è chiamata “tarassacoterapia”. La radice del tarassaco possiede proprietà depurative, in quanto stimola la funzionalità biliare, epatica e renale; il tarassaco contiene steroli; vitamine (A,B,C,D); inulina, principi amari (tarassacina), sali minerali che conferiscono alla pianta proprietà amaro-toniche e digestive.

Come detto, nella tradizione contadina il tarassaco è anche conosciuto come “piscialetto”, appellativo che suggerisce le proprietà diuretiche di cui sono responsabili i flavonoidi e, in parte, i sali di potassio. La sua assunzione è perciò indicata in caso di ritenzione idrica, cellulite e ipertensione.

Infine, il tarassaco è in grado di riattivare la funzione immunologica e di potenziare la risposta immunitaria del sistema linfatico. L’ossido nitrico che contiene è implicato nei processi di regolazione e difesa del sistema immunitario. Inoltre, il liquido lattiginoso che fuoriesce al taglio della radice è stato usato, in passato, come repellente per le zanzare e come rimedio popolare per trattare le verruche.

Si sono registrate interazioni con alcuni farmaci come i diuretici e può interagire con i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei).

Il tarassaco è una pianta di rilevante interesse in apicoltura, che fornisce alle api sia polline sia nettare; se ne può ricavare un ottimo miele monofloreale, che cristallizza abbastanza velocemente.

IL TARASSACO IN CUCINA

In cucina, vengono utilizzati sia il fiore che le foglie: queste ultime sono perfette per preparare un’apprezzata insalata primaverile, sia da sole che con altre verdure. In Piemonte, dove viene chiamato “girasole”, è tradizione consumarlo con uova sode durante le scampagnate di Pasquetta. Anche i petali dei fiori possono contribuire a dare sapore e colore a insalate miste. I boccioli, per esempio, sono apprezzabili se preparati sott’olio; gli stessi, sotto aceto, possono sostituire i capperi. I fiori si possono anche preparare in pastella e quindi friggere. Le tenere rosette basali si possono consumare sia lessate e quindi condite con olio extravergine di oliva, sia saltate in padella con aglio. I fiori vengono inoltre utilizzati per la preparazione di gelatine, spesso erroneamente definite “miele di tarassaco”.

La ricetta che vi propongo oggi è molto semplice oltre che economica: semplicemente preparate un pesto con le foglie di tarassaco per condire della pasta.

LA RICETTA DEL MESE – PENNE AL PESTO DI TARASSACO

Difficoltà: facile

Tempo di preparazione: 20 minuti

Ingredienti per 4 persone

320 gr di penne
50 gr di foglie di tarassaco
10 gr di pinoli
10 gr di mandorle
20 gr di grana o parmigiano
100 ml di olio extravergine di oliva
12-14 pomodorini
1 spicchio d’aglio (se gradito)
Sale grosso q.b.

PROCEDIMENTO – Mettere tutti gli ingredienti per il pesto, tranne il grana e i pomodorini, in un frullatore e tritare velocemente per evitare di scaldarlo troppo. Una volta pronto aggiungere il formaggio mescolando con un cucchiaio. Nel frattempo cuocere le penne, scottare i pomodorini tagliati a metà in una padella con un cucchiaio d’olio; una volta cotte le penne, scolarle e condirle con un filo d’olio, il pesto e i pomodorini.

Giulia Barranco

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Giulia Barranco