Premio Manzoni alla Carriera a Dacia Maraini: la prima volta di una scrittrice

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LECCO – «Dacia Maraini ha vissuto, fatto e scritto la storia». Sono le parole con le quali il membro della Giuria tecnica, Stefano Motta, riassume la vita della donna e scrittrice che si è aggiudicata il Premio Letterario Internazionale Alessandro Manzoni – Città di Lecco 2016 alla Carriera, come sempre organizzato da 50&Più – Confcommercio Lecco. Prima scrittrice e seconda figura femminile ad aggiudicarsi il riconoscimento, Dacia Maraini ha messo d’accordo i componenti della Giuria presieduta da Ermanno Paccagnini e sabato 19 novembre alle 21, al Teatro della Società di Lecco, riceverà l’ambito premio.

la-lunga-vita-di-marrianna-ucria_modificato-1Finalmente una scrittrice donna, quindi, per un riconoscimento che in otto edizioni aveva visto quasi sempre la vittoria di importanti personalità maschili, salvo la parentesi del 2014 con l’assegnazione a Giulia Maria Crespi. La scelta è caduta quindi su una delle più grandi scrittrici italiane ed europee viventi, una delle ultime sopravvissute di quella generazione nata negli anni Trenta che ha prodotto alcuni dei migliori talenti letterari italiani del XX secolo. Una donna, come già sottolineato da Stefano Motta, che non si è limitata ad attraversare la storia con i suoi romanzi, ma che ha anche vissuto sulla sua pelle le vicende che nel bene e nel male il Secolo Breve ha prodotto.

Nata a Fiesole nel 1936 dal noto etnologo e viaggiatore Fosco Maraini e dalla principessa e pittrice siciliana Topazia Alliata, la scrittrice trascorre i primi anni della sua vita in Giappone, dove conosce anche il dramma dei campi di concentramento: è il 1943 quando, insieme a tutta la sua famiglia e a causa del rifiuto dei genitori di aderire alla Repubblica di Salò, viene internata in uno di questi. Tornata in Italia è a Roma che comincia la carriera letteraria: a 21 anni fonda, assieme ad altri giovani, la rivista Tempo di letteratura e nel 1962 pubblica il suo primo romanzo, La vacanza, seguito l’anno seguente da L’età del malessere. Sono anni nei quali Dacia Maraini frequenta i più grandi intellettuali dell’epoca in un ambiente culturale che produce grandi personalità nelle più disparate arti, dal cinema all’arte, dal teatro alla letteratura. E proprio con uno di questi personaggi, Alberto Moravia, la scrittrice avrà una relazione lunga sedici anni. Numerose le opere di successo in più di cinque decenni di carriera, tra cui, ad esempio, Memorie di una Ladra, La lunga vita di Marianna Ucrìa, Bagheria, Voci, Buio, Il treno dell’ultima notte e Chiara d’Assisi. Elogio della disobbedienza. Una produzione ricca di romanzi, raccolte di racconti e importanti testi teatrali di successo internazionale nei quali Maraini affronta problemi sociali e politici, che riguardano molto spesso la condizione delle donne e degli ultimi.

E proprio questa attenzione quasi manzoniana verso gli oppressi e gli emarginati è una delle ragioni che ha convinto la giuria del premio. «Nei suoi romanzi – spiega infatti Stefano Motta – la scrittrice dà voce a chi non ha voce. Le sue protagoniste sono molto spesso donne che sembrano ai margini, ma che diventano sempre determinanti». Altre similitudini con l’opera di Don Lisander emergono anche da alcuni suoi romanzi storici, primo fra tutti La lunga vita di Marianna Ucrìa. «Il romanzo ambientato nel Settecento in Sicilia – spiega il giurato Gianluigi Daccò – si avvale di una ricerca meticolosa e nella protagonista troviamo diverse analogie con uno dei più importanti personaggi de I promessi sposi: Gertrude. Infine l’altissima qualità della scrittura, altra caratteristica – conclude Daccò – che ci ha fatto propendere per Dacia Maraini».

Appuntamento, quindi, sabato 19 novembre alle 21, presso il Teatro della Società di Lecco, per la premiazione ufficiale, durante la quale la scrittrice dialogherà con Luigi Mascheroni. Un’occasione, questa, per incontrare un’autrice «che è – come afferma Motta – una degli ultimi grandi della letteratura, in grado, con le sue opere, di entrare nel canone letterario italiano».

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L'autore di questo articolo

Daniele Frisco

È il flâneur numero uno, ideatore e cofondatore del giornale. Seduto ai tavolini di un qualche bar parigino, lo immaginiamo immerso nei suoi amati libri, che colleziona senza sosta e che non sa più dove mettere. Appassionato di Storia e, in particolare, di Storia culturale, è un inarrestabile studente (!): tutto è per lui materia da conoscere e approfondire. Laurea? Quale se non Storia del mondo contemporaneo?! Tesi? Un malloppo sul multiculturalismo di Sarajevo nella letteratura, che gli è valso la lode. Travolto da un vortice di lavori – giornalista, insegnante di Storia, consulente storico e istruttore del Basket Lecco – tra una corsa di qua e una di là ama perdersi nel folk-rock americano, nei film di Martin Scorsese e di Woody Allen, nella letteratura mitteleuropea e, da perfetto flâneur, nelle strade della cara e vecchia Europa. Per contattarlo: daniele.frisco@ilflaneur.com