“Shahrazād” – “La stagione più crudele” di Chiara Deiana.
Un romanzo di (tras)formazione

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«Era sveglia da qualche minuto, fissava il filo di una ragnatela, sul soffitto, mosso dall’aria che entrava dalla finestra aperta. Quando sentì le campane suonare, si liberò dalle lenzuola e si alzò. […] Si preparò come se fosse il suo primo giorno di scuola, ma non lo era. Era il primo giorno d’estate che valesse la pena vivere».

Uscito per Mondadori a marzo 2021, La stagione più crudele è il romanzo d’esordio di Chiara Deiana – laureata in Neuroscienze, che vive e lavora a Milano – ed è un romanzo perfetto (non solo, ma anche) per questa estate.

D’estate, il tempo si dilata. Il caldo agita i sogni e fa crescere i bambini, che diventano adulti.

Ambientata nella campagna toscana – possiamo immaginarlo dalle sonorità che emergono dal parlato degli abitanti del posto («ma come assomigli al tu’ babbo!») –, questa è la storia di Asia, dodicenne milanese che, come ogni estate, torna al paese per passare le vacanze con la nonna e con Matilde, la sua migliore amica da sempre.

Le «manine appiccicose che trovava nelle patatine» e il walkman con la cassetta dei Nirvana rimandano subito agli anni Novanta, che però rimangono sullo sfondo e non inchiodano la storia a un passato statico, semmai le conferiscono il calore della memoria che evolve con i lettori.

Scritto in terza persona, il romanzo in ogni pagina comunica la prospettiva e il mondo interiore della sua giovane protagonista, a partire dai luoghi, che non sono geolocalizzati e definiti: non serve. Ci sono il paese, il Bellavista – un vecchio hotel ormai decadente –, i Gradinacci, il Grande Noce, il bosco, la pineta, il rifugio: i riferimenti necessari e sufficienti per una storia che si snoda tra la favola, il romanzo di formazione e il thriller. Sì, perché c’è di mezzo un morto. O meglio, il corpo nudo di un uomo morto, che Asia scopre nel bosco per caso, proprio all’inizio del romanzo. Se nella descrizione anatomica della trasformazione del cadavere l’autrice mette in campo le sue competenze di neuroscienziata, nella tensione narrativa si coglie l’influenza di Stephen King, che la scrittrice omaggia con riferimenti sottesi in particolare al racconto Il corpo, inserito nella raccolta “Stagioni diverse”.

Punto focale del libro, l’incontro con il corpo, con la nudità, con il deterioramento è tanto più forte quanto più associato all’età dell’adolescenza, su cui la protagonista si affaccia. Si crea un parallelismo tra il mutamento fisico dell’uomo freddo steso a terra e il mutamento fisico ed emotivo di Asia, anche a livello narrativo: la protagonista si prende cura del corpo come di una persona cara. Interessante per il lettore scoprire come questo accostamento, che di primo acchito può sembrare feroce, in realtà dia valore al tema centrale del libro, che è la metamorfosi, la trasformazione. Tutto si trasforma: il corpo dell’uomo che si decompone, il corpo di Asia che si allunga e prende forme nuove, la voce di Lupo, l’amicizia con Matilde, le illusioni dell’infanzia, la relazione con il papà.

Troppo impegnato per prestarle attenzione, o troppo adulto per considerarla grande, il padre della protagonista non riesce a leggerla né ad ascoltarla, non si accorge del suo turbamento e non scoprirà mai il suo segreto. Attraverso il personaggio del padre, l’autrice fa emergere uno dei grandi temi dell’adolescenza: l’incomunicabilità con il mondo degli adulti, che, con i “non detti” che si accumulano come muri, si scinde dal mondo dei bambini che non lo sono più.

Multiforme e sfaccettato, anche il tema dell’amicizia è trattato da Deiana nella sua complessità: come i corpi, anche le amicizie evolvono e si trasformano. Dentro l’amicizia, il segreto può – deve – essere custodito. Se questo non avviene, è proprio lì che l’amicizia subisce la torsione ed emergono sfiducia e incomprensioni. Si inizia a crescere.

Con la sua scrittura immediata – esito di lavoro di cesello –, La stagione più crudele è un romanzo che avviluppa il lettore, lo affascina e lo interpella, a qualsiasi età. Per i temi che fa emergere, questa storia si presta a più livelli di lettura (che non si scontrano ma si arricchiscono) ed è fruibile sia da un pubblico di giovani adulti che dal pubblico degli adulti.

Come per Asia dire addio al cadavere è doloroso, così, alla fine del libro, è difficile per il lettore lasciare la protagonista. Sa però che – accade con tutti i personaggi che restano – non si tratta di un addio.

L’AUTRICE – Chiara Deiana è nata nel 1989. Laureata in Neuroscienze all’università di Trieste, vive a Milano, dove lavora come redattrice. La stagione più crudele è il suo promo romanzo.

Claudia Farina

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L'autore di questo articolo

Claudia Farina

È la più piccola dei flâneurs, con una chioma ribelle e un sacco di sogni. Fin da bambina innamorata del racconto e delle parole, saltella tra una storia e l’altra, tra la pagina e la vita. Laureata in Lettere Moderne, è alla ricerca costante di nuove ispirazioni e di luoghi dove imparare. La tesi sulla narrazione nella musica di Wagner è stata un colpo di testa (e un colpo di fulmine!). Suona il clarinetto da (un po’ meno di) sempre, ama la musica, l’amicizia quella vera, la natura, lo stupore e la Bolivia, che porta nel cuore. Crede negli incontri che cambiano la vita e la rendono speciale, come quello con Il Flâneur! Pensa molto (forse, troppo). Le piace viaggiare e scoprire il mondo, fuori e dentro i libri. Nella scrittura si sente a casa ed è convinta che la cultura, passione ribelle, sia davvero in grado di cambiare il mondo.