Un’opera tra arte e benessere
È “Grazie”, primo disco solista di Vincenzo D’Angelo. L’intervista

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LECCO – Un disco che è allo stesso tempo una composizione musicale e un’opera terapeutica. Si tratta di Grazie, il primo lavoro solista del pianista lecchese Vincenzo D’Angelo, musicista di formazione jazzistica che ha suonato nella sua carriera decennale con numerosi gruppi di diversi generi musicali: dal blues al rock, dallo ska al gospel, dall’elettronica al jazz, sino alla recente collaborazione, in un duo jazz, con il celebre chitarrista Andrea Braido.

D’Angelo, oltre ad aver insegnato in numerose scuole di musica, è anche impegnato in conferenze-spettacolo a tema dal titolo Benessere in Musica in collaborazione con Giovanni Gnecchi (trainer di respiro e counselor). Ed è proprio quest’ultima attività che sembra averlo molto influenzato nel suo approccio alla musica.

Vincenzo D'Angelo piano 02Dopo anni di collaborazioni, perché la scelta di realizzare un disco solista?

È un’idea che ho sempre avuto per la testa, ma che non ho mai voluto prendere seriamente in considerazione. Il momento decisivo è stato durante una conferenza del corso Benessere in Musica, che tengo insieme al trainer di respiro Giovanni Gnecchi e nel quale improvviso sempre alla tastiera, cercando di fornire la musica più adatta alle situazioni che il corso presenta. Un giorno, al termine di una lezione, mi si avvicina un corsista e mi chiede se esiste in commercio qualcosa di mio. Da lì ho capito che era il momento di registrare un disco in piano solo.

Perché definisci “Grazie” anche una composizione terapeutica?

Naturalmente questo risente della mia attività al corso di Benessere in Musica, nel quale ho compreso la forza anche fisica delle vibrazioni musicali e la capacità della musica di provocare reazioni nel corpo delle persone. La mia idea è stata quella di realizzare un’opera musicale che abbia la duplice funzione artistica e terapeutica, nel tentativo di intrattenere ma anche di fare stare meglio chi ascolta il mio lavoro. Per fare questo ho scelto come base della composizione tre note fondamentali: MIb4 – MI4 – FA4, che hanno frequenze simili alle frequenze di risonanza del cuore e del plesso solare.

Una composizione, il disco, formata da un’unica traccia di 57 minuti e 12 secondi. Perché questa scelta?

La mia è stata una scelta precisa. Ho infatti voluto registrare un’opera quasi interamente improvvisata che, come ho già detto, avesse come unica certezza le tre note MIb4 – MI4 – FA4. La mia idea era quella di comporre musica cercando di liberare la mente dagli anni di studi e di regole che sono stati sicuramente fondamentali, ma che a volte rischiano di essere quasi una gabbia. Ho provato a seguire il suggerimento di Charlie Parker, che diceva “impara tutto sulla musica e sul tuo strumento, poi dimentica tutto sia sulla musica che sullo strumento e suona ciò che la tua anima detta”. Questo significa anche non avere paura di sbagliare, non temere l’errore e anzi apprezzarlo. Nel mio lavoro ho infatti volutamente tenuto e non corretto le imperfezioni e gli errori, che naturalmente ci sono stati durante l’improvvisazione.

Il disco si apre con 53 secondi di silenzio assoluto. Cosa significano?

Ho voluto omaggiare il silenzio, molto importante nella società di oggi. E ho voluto anche fare un piccolo tributo a John Cage e alla sua 4’ 33”.

Vincenzo D'Angelo piano 01Un omaggio a un grande compositore, quindi. Quali sono stati per te i punti di riferimento, i musicisti che consideri fondamentali per la tua crescita artistica?

Si tratta soprattutto di jazzisti. Sicuramente quelli che posso considerare dei maestri e che mi hanno più influenzato sono stati Michel Petrucciani, Chick Corea e Keith Jarret. Il mio disco, come si è capito, non può essere classificato come disco puramente jazz, ma risente sicuramente anche di questa mia formazione.

Veniamo, in conclusione, al titolo “Grazie”. Per quale motivo l’hai scelto?

Grazie per tanti motivi. Prima di tutto bisognerebbe ringraziare più spesso per le fortune che si hanno e non vedere solo il lato negativo della vita. Grazie anche a quello che mi sta succedendo in questo periodo della vita: a partire dalla mia compagna Erica fino alle soddisfazioni professionali degli ultimi anni. Grazie sicuramente anche alla musica e al pianoforte, parte fondamentale della mia vita e, per finire, grazie a chi ascolterà il mio disco. A chi sceglierà di impiegare 57 minuti della propria esistenza per ascoltare qualcosa di mio.

Per informazioni: www.vincenzodangelo.com

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L'autore di questo articolo

Daniele Frisco

È il flâneur numero uno, ideatore e cofondatore del giornale. Seduto ai tavolini di un qualche bar parigino, lo immaginiamo immerso nei suoi amati libri, che colleziona senza sosta e che non sa più dove mettere. Appassionato di Storia e, in particolare, di Storia culturale, è un inarrestabile studente (!): tutto è per lui materia da conoscere e approfondire. Laurea? Quale se non Storia del mondo contemporaneo?! Tesi? Un malloppo sul multiculturalismo di Sarajevo nella letteratura, che gli è valso la lode. Travolto da un vortice di lavori – giornalista, insegnante di Storia, consulente storico e istruttore del Basket Lecco – tra una corsa di qua e una di là ama perdersi nel folk-rock americano, nei film di Martin Scorsese e di Woody Allen, nella letteratura mitteleuropea e, da perfetto flâneur, nelle strade della cara e vecchia Europa. Per contattarlo: daniele.frisco@ilflaneur.com