“Festival Nazionale di Teatro – Città di Merate”: il racconto dell’ultima serata e tutti i premi assegnati

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MERATE – Dimostrare che tra il teatro professionista e quello amatoriale corra una frontiera sottile e spesso permeabile: questo è l’obiettivo che l’associazione meratese Ronzinante si è posta anche quest’anno con l’edizione 2018 del Festival nazionale di teatro – Città di Merate. Per il terzo anno consecutivo, quattro compagnie di diverse zone di Italia, scelte tra novantadue candidate, si sono esibite sul palcoscenico dell’Auditorium di Piazza degli Eroi di Merate in una rassegna inaugurata sabato 6 ottobre, che si è conclusa sabato 1 dicembre e che ha riscosso un buon successo di pubblico.

La Cricca di Taranto, la Corte dei Folli di Fossano (Cuneo), il Gruppo amici dell’arte di Offida (Ascoli Piceno), la Compagnia Stabile del Leonardo di Treviso: queste le compagnie che hanno portato in scena i loro spettacoli nei quattro appuntamenti autunnali e che si sono messe in gioco nella competizione volta a decretare i migliori rappresentanti del teatro amatoriale italiano. Fuori concorso, nell’ultimo incontro di sabato 1 dicembre la compagnia teatrale Ronzinante ha portato in scena la sua nuova produzione: Un giardino di aranci fatto in casa di Neil Simon, diretto da David Zampieri con l’interpretazione di Sara Veneziani, Serena Corno e dello stesso Zampieri. Commedia frizzante e non priva di spunti di riflessione sui temi della crescita e della genitorialità, Un giardino di aranci fatto in casa ha concluso le esibizioni della rassegna, accompagnando il pubblico al momento della cerimonia delle premiazioni.

In un lavoro parallelo e complementare, tre giurie hanno seguito la gara e hanno espresso i loro giudizi su ogni spettacolo: la giuria popolare, composta dal pubblico in sala, la giuria tecnica, e la giuria degli studenti del Liceo Agnesi di Merate, accompagnati dalla loro insegnante professoressa Bui. Per l’intensità della rappresentazione, il pubblico ha deciso di assegnare il premio Migliore Spettacolo a “Nel nome del padre” di L. Lunari, portato in scena dalla Corte dei Folli con la regia di Stefano Sandroni. «Per la delicatezza con cui ha saputo portare in scena la rabbia, l’ingiustizia e le fragilità, misurandole con lieve ironia; per l’interpretazione del tutto credibile degli attori»: queste alcune delle motivazioni con cui anche la giuria tecnica ha ritenuto di assegnare il premio per il miglior spettacolo alla stessa compagnia Corte dei Folli.

Protagonista de “Le ultime lune” della Compagnia La Cricca di Taranto su testo di Furio Bordon, Aldo L’Imperio si è aggiudicato il premio per il miglior attore «per l’interpretazione, l’ironia e la capacità di tenere il palcoscenico sopra un testo impegnativo senza mai far calare l’attenzione».

«La straordinaria forza empatica e il rispetto con cui si è accostata al suo personaggio e ne ha indossato i panni» hanno valso a Cristina Viglietta, la Rosemary Kennedy nello spettacolo “Nel nome del padre”, invitata a salire sul palco per tre volte nel corso della serata, il premio per migliore attrice.

Accolto con entusiasmo dal pubblico, il premio per la migliore regia è stato dato dalla giuria tecnica a Giovanni Handjaras, regista di La signorina Papillon”, spettacolo basato sul testo di Stefano Benni e  rappresentato dalla Compagnia Stabile Leonardo di Treviso.

Per l’alternanza di comicità e tragedia e per l’ottima resa degli attori che hanno saputo evidenziare i momenti di tensione, anche la giuria studentesca ha conferito il premio di migliore spettacolo a “La signorina Papillon”, in cui si sono distinti, per la recitazione fluida e la loro particolare versatilità, due attori che hanno meritato la menzione speciale da parte della giuria tecnica: i fratelli Alessandro e Massimo Pietropoli.

Con l’assegnazione delle targhe, il saluto dell’Assessore alla Cultura di Merate Federica Gargantini e quello del direttore artistico della rassegna Emilano Zatelli, si è concluso il Festival nazionale di teatro – città di Merate, che dà appuntamento all’anno prossimo per la quarta edizione.

Claudia Farina

Ph. Michele Masullo

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L'autore di questo articolo

Claudia Farina

È la più piccola dei flâneurs, con una chioma ribelle e un sacco di sogni. Fin da bambina innamorata del racconto e delle parole, saltella tra una storia e l’altra, tra la pagina e la vita. Laureata in Lettere Moderne, è alla ricerca costante di nuove ispirazioni e di luoghi dove imparare. La tesi sulla narrazione nella musica di Wagner è stata un colpo di testa (e un colpo di fulmine!). Suona il clarinetto da (un po’ meno di) sempre, ama la musica, l’amicizia quella vera, la natura, lo stupore e la Bolivia, che porta nel cuore. Crede negli incontri che cambiano la vita e la rendono speciale, come quello con Il Flâneur! Pensa molto (forse, troppo). Le piace viaggiare e scoprire il mondo, fuori e dentro i libri. Nella scrittura si sente a casa ed è convinta che la cultura, passione ribelle, sia davvero in grado di cambiare il mondo.