ARCHIVIO – Massimo Cirri e Peppe Dell’Acqua in “(Tra parentesi) La vera storia di un’impensabile liberazione”. Con “La cultura per il sociale” la storia della chiusura dei manicomi

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LECCO – Uno spettacolo che racconta il lungo percorso che ha portato alla chiusura dei manicomi in Italia. In scena il conduttore radiofonico e autore teatrale Massimo Cirri e il dottor Peppe Dell’Acqua (già drettore dei servizi psichiatrici di Trieste), questa volta inaspettatamente nelle vesti di attore. Continua con (Tra parentesi) La vera storia di un’impensabile liberazione l’edizione 2019 de La cultura per il Sociale, la rassegna teatrale promossa dal Comune di Lecco e dedicata a temi sociali contemporanei, affrontati in stretta collaborazione con associazioni culturali no-profit del territorio, compagnie di livello nazionale e compagini giovanili impegnate in questi ambiti. Dopo aver già ospitato nell’aula magna dell’ospedale Manzoni Atir Teatro Ringhiera e il suo Il ritratto della salute, martedì 1 ottobre alle 21.15 la kermesse prosegue al Cineteatro Palladium, dove è in programma lo spettacolo scritto dagli stessi Cirri e Dell’Acqua, diretto da Erika Rossi.

Un evento organizzato in collaborazione con il Forum salute mentale Lecco e che pone al centro la storica legge Basaglia, che qui fa da sfondo al dialogo di due “matti”che decidono di esporsi e di mettere in campo la rispettiva storia, provando a colmare il vuoto di memoria che nel corso degli ultimi decenni si è creato intorno a quel cambiamento radicale che è stato, nel nostro Paese, la chiusura dei manicomi.

Franco Basaglia

Una storia, quella che qui prende vita sul palco, in cui come si legge nella presentazione dello spettacolo «c’è il senso della libertà e della cura. Ci sono le parole di Aldo Moro e dei Costituenti che discutono delle libertà e dei diritti dei cittadini. C’è la 180, la Legge Basaglia, c’è la paura. Ci sono i politici e gli amministratori che ci soffiano sopra e quelli che provano a cambiare. Ci sono i matti che ridiventano persone e prendono la parola: ricominciano a parlare perché c’è qualcuno che ascolta. Ci sono i matti che guariscono, perché si può guarire».

E c’è Franco Basaglia, neo direttore del manicomio che vede corpi legati e svuotati, non più donne e uomini bensì internati. Lui, ancora incerto su cosa fare, capisce che bisogna andare alle radici di un orrore fatto di rituali di potere e miseria di relazioni e la mattina del 16 novembre 1961 dà il via a una vera rivoluzione.

L’ingresso è libero.

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