ARCHIVIO – Teatro della Società: martedì la danza macabra “Rosso Angelico”

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LECCO – Dopo essere stato rimandato a causa di un infortunio, va in scena martedì 10 giugno, presso il Teatro della Società, “Rosso Angelico”. Uno “spettacolo meticcio” appena nato, che ha debuttato il 21 maggio al Teatro Sociale di Bergamo Alta. Uno spettacolo insieme freschissimo e antico, che riflette sul topos della Danza Macabra, elemento caratterizzante la cultura e l’arte italiane del Medioevo, e particolarmente sentito nell’area bergamasca. «Il Tascabile nel suo nuovo spettacolo non ha tentato di riprodurla, né di rivitalizzarla – si legge in locandina – Ha cercato quale potesse essere l’equivalente di una Danza Macabra nel secolo appena trascorso e ha composto una sorta di danza su una sinfonia di voci e frastuoni del Novecento».

Rosso angelicoSarà uno spettacolo composito, dunque, quello che ci attende martedì sera: secondo la tradizione del Teatro Tascabile di Bergamo, gli attori danzeranno, canteranno e reciteranno, mescolando le tradizioni asiatiche con quelle occidentali, confondendo la voce con la musicalità del verso poetico e il suono con il frastuono.

La Danza Macabra sconcerta: sa unire tragico e grottesco, sensualità e comicità. Come la vita. Come il teatro. Ecco, quindi, che incominciamo a capire cosa evochi quel “rosso angelico” del titolo: il rosso cupo del sipario, che nasconde e poi disvela mondi altri, leggibili secondo infinite sfumature. Il sipario è cifra simbolica che, all’inizio, si schiude davanti al “viaggiatore” protagonista dello spettacolo e poi lo accompagna nel suo pellegrinaggio a passo di danza attraverso i quattro ambienti in cui è suddiviso il palazzo della morte: il giardino, il corridoio degli angeli, il salone per il banchetto e la sala per la danza.

E allora non rimane che attendere con curiosità lo spettacolo, martedì. E intanto unirsi agli immortali versi di Rainer Maria Rilke per porsi la sua stessa domanda: “Voci, voci. Ascolta, mio cuore / fruscia qualcosa da quei giovani morti e viene a te. Che vogliono?

 

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L'autore di questo articolo

Katia Angioletti