La Cultura – e Il Flâneur – al tempo del Covid-19

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Ed eccoci di nuovo qui. Un giornale culturale da scrivere. La Cultura in stand by. Dal Dpcm firmato ieri, domenica 25 ottobre, le sorti di chi gli eventi culturali li organizza e di chi, come noi, ne parla, tornano a essere appese a un filo. Dopo un’estate e un inizio autunno di leggera tregua, i numeri di questa pandemia impongono misure ancora una volta impopolari, specie per chi nei mesi scorsi si è impegnato nel garantire, con tutte le misure possibili, non soltanto la sicurezza del pubblico, ma anche il mantenimento di un immaginario collettivo, di un rito comunitario che è nutrimento per una società giusta. Sì, perché il teatro, il cinema e, più in generale, gli eventi culturali sono linfa vitale per una comunità. Sono occasioni di incontro, di socializzazione, di scambio. Luoghi di crescita, di conoscenza, di riflessione e di immaginazione. Luoghi di rispetto, di civiltà, di impegno individuale a favore di un bene collettivo. Privarcene è, ora come a marzo, un dolore, forse ancora più difficile da mandare giù proprio perché reiterato, riproposto odiosamente invariato a distanza di pochi mesi.

Siamo convinti che i luoghi della cultura siano tra i più sicuri e ben organizzati, i numeri dei contagi lo dimostrano. Siamo convinti che abbiano i loro lavoratori da tutelare, esattamente come le altre categorie. Siamo convinti che nella scelta di cosa iniziare a chiudere, si sia sottovalutata la Cultura come professione, troppo spesso considerata solo una passione, un hobby. Si parte penalizzando questo settore, limitando – così si pensa – le occasioni per uscire, inducendo indirettamente le persone a restare a casa. Perché, così come per le scuole, il punto non starebbe tanto nel tempio in cui la Cultura si celebra – il teatro, il cinema o la sala conferenze, tutti in sicurezza – quanto in quello che ci gira attorno, negli spostamenti, nei mezzi pubblici delle grandi città affollati, nei possibili assembramenti fuori.

E allora prepariamoci a tenere duro. Proviamo, nel nostro piccolo, a mantenere in vita un magazine in innegabile difficoltà, servizio che da sei anni abbiamo scelto di offrire alla nostra città proprio per valorizzarne le iniziative più meritevoli. Proviamo, in mancanza di eventi di cui scrivere, ad arricchirlo – questo giornale – di contenuti diversi dal solito, così che chi ci apprezza sappia che non siamo spariti, che ci siamo nonostante tutto, che il contatto prosegue anche con il Covid-19. Proviamo, di nuovo e con tenacia, a sopravvivere ai tagli, a quel sostegno economico che, in tempi di crisi, si fa sempre più limitato.

È una fatica, per noi e per molti altri.
Il nostro augurio è che tutti sappiano fare la propria parte per poter presto ripartire.

La Redazione

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