CASATENOVO – Cosa significa il concetto di identità in una società in continua trasformazione e che tende sempre più al multiculturalismo? E cosa si intende per integrazione? Due concetti di grande attualità, da approfondire e cogliere alla luce di un mondo che spesso fatica a capire i cambiamenti in atto, che si nasconde dietro identità del passato, che prova a chiudersi in roccaforti da difendere e che non sa trovare la giusta risposta a fenomeni inarrestabili, naturale evoluzione. Moni Ovadia torna sul territorio lecchese, smette i panni dell’attore ed è protagonista di un incontro in programma per lunedì 23 novembre, presso l’Auditorium di Casatenovo. Un appuntamento che a partire dalle 21 vedrà l’artista approfondire proprio i concetti di Identità e Integrazione, il tutto in un evento che rientra nella rassegna casatese Testimoni del nostro tempo. Testimoni nel nostro tempo.
Cantore di un mondo, quello ebraico orientale, che per sua natura non ha terre di riferimento da idolatrare (come lui stesso ci ha spiegato nella lunga intervista fatta da Il Flâneur), Ovadia raccoglie l’eredità di una cultura di tradizione antica e complessa, che si esprime con una lingua, l’yiddish, e una musica, il klezmer. Una cultura che l’attore ha più volte aiutato a comprendere con spettacoli che, proprio come i suoi personaggi, hanno attraversato i confini degli stati. Un mondo plurinazionale non legato a frontiere, quello raccontato dall’artista, che non esiste più perché distrutto dalle persecuzioni ma che riesce a sopravvivere ancora in ricordi, spettacoli e romanzi.
Un’occasione per riflettere, l’incontro a Casatenovo, su argomenti che l’attualità riporta sotto i nostri occhi: dai profughi e migranti provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente a un’Europa che fatica a esistere come entità culturale e politica, non solo economico-finanziaria. E chi se non un uomo che ha attraversato e si è confrontato con i confini e le culture può dare spunti di riflessione sulle parole identità e integrazione? Di origine bulgara ed ebraico-sefardita, la famiglia di Ovadia si è infatti trasferita a Milano quando l’attore era molto piccolo. Qui, nel capoluogo lombardo, Ovadia è in seguito entrato in contatto con la comunità yiddish, da cui ha preso ispirazione per il suo percorso teatrale.
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