“Premio Manzoni 2020”: tra i finalisti “Di guerra e di noi” di Marcello Dòmini

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«Gli fu improvvisamente chiaro cosa significava essere il maggiore: sarebbe stato lui a doversi prendere cura del fratello per il resto della vita, perché erano uniti da qualcosa che non si poteva spiegare ma che c’entrava col papà e la mamma, con l’amore, la famiglia, con tutti quelli che erano venuti prima di loro e tutti quelli che sarebbero seguiti poi»

Due fratelli. Un mulino di famiglia nella campagna bolognese. Due vite molto diverse, sullo sfondo dell’Italia della prima metà del Novecento, precisamente dal ‘17 al ‘45. Di guerra e di noi di Marcello Dòmini (Marsilio) è uno dei tre finalisti del Premio Letterario Manzoni – Città di Lecco al Romanzo Storico: un libro che copre l’arco delle due guerre mondiali, pubblicato quest’anno e selezionato – insieme a Prima di noi di Giorgio Fontana (Sellerio) e a L’architettrice di Melania G. Mazzucco (Einaudi) – dalla giuria tecnica del premio organizzato, come sempre, da 50&Più Lecco.

In attesa della serata conclusiva in programma per novembre – quando la giuria popolare decreterà il romanzo storico vincitore di questa edizione – scopriamo i tre finalisti, a partire proprio dal romanzo d’esordio del medico-chirurgo e professore associato all’Università di Bologna. Poco meno di settecento pagine per un libro che, come anticipato, segue per vent’otto anni la vita di due fratelli, intrecciandole con la Storia d’Italia.

Un romanzo popolare, Di guerra e di noi, che dalla morte del padre durante la Grande Guerra corre attraverso gli anni del fascismo e del secondo conflitto mondiale, seguendo, però, due esperienze di vita molto diverse. C’è Ricciotti, il maggiore, che sceglie di andare a studiare in un collegio per ricchi di Bologna: anni duri e insieme avventurosi, che lo porteranno a essere segnalato per lavorare nella neonata Casa del fascio. E poi c’è Candido, il più giovane, rimasto al mulino e al lavoro di campagna: un percorso diversissimo, che incrocerà quello di donne e uomini che saranno partigiani.

In comune, comunque, la madre da proteggere, le ragazze da corteggiare, l’integrità in un mondo di soprusi, ingiustizie, rappresaglie e, naturalmente, il mulino di famiglia, che nel pieno della guerra potrà diventare qualcosa di diverso. «Come per Oskar Schindler – si legge, infatti, nella presentazione del volume – la grande occasione per trasformare il mulino di famiglia in un progetto onesto ma più ambizioso è proprio la guerra. Marcello Domini – ancora – segue le vite dei due fratelli lungo ventotto anni, e segue, senza mai perderle di vista, le vite dei personaggi che intorno ai fratelli e al mulino si muovono, e lo fa rovesciando situazioni, svelando fondi segreti (dei muri e dei personaggi), collegando incontro a incontro, fatto a fatto, con una voce profonda, potente e in fondo scanzonata, perché, per la guerra, parte la giovinezza».

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