I Luoghi dell’Adda: applausi per “Il cappotto” di Giovanni Argante

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ROBBIATE – «Siamo tutti usciti dal Cappotto di Gogol’». Parole, queste, di un altro grande scrittore russo. Di quel Dostoevskij che non ha esitato ad ammettere come il racconto gogoliano che ha per protagonista il piccolo funzionario Akakij Akakievič abbia influenzato la letteratura russa degli anni a venire. Sarà stato per il senso di oppressione di una società moderna ingiusta o per quella macchina statale insensibile, dove il povero e piccolo funzionario si scontra con un apparato freddo, lontano, fatto di personaggi importanti che hanno il potere, come si legge nel testo, di mettersi in contatto con chi di dovere ma che, in realtà, si prendono gioco di chi è in difficoltà.

giovanni argante1Un pubblico numeroso ha preso parte, nella serata di sabato 7 giugno, al quarto appuntamento della rassegna I luoghi dell’Adda, il ricco calendario di spettacoli e concerti che sino al 6 di luglio si susseguiranno in ambientazioni suggestive, poste nelle vicinanze del fiume. In scena nel parco di Villa della Concordia, a Robbiate, proprio Il cappotto di Gogol’, per l’occasione adattato da Paola Surace, diretto da Mario Moretti e interpretato da Giovanni Argante. Circa un’ora di monologo, durante il quale l’attore siciliano ha ripercorso le tappe della vicenda di Akakij, burocrate che con passione svolge il suo lavoro di copista e che per guadagnarsi il rispetto di colleghi e superiori risparmia con fatica ottanta rubli, così da potersi far confezionare un cappotto caldo e nuovo. Una copertura contro il freddo pietroburghese, ma anche, e forse soprattutto, un desiderio di riscatto in un mondo troppo poco rispettoso.

pubblico gogolArgante, insieme voce narrante e personaggi, scorre con abilità il testo, ne seleziona le parti principali, ben ricostruisce l’immagine di Akakij, ingranaggio della macchina burocratica, oppresso in un mondo fatto di apparenza e ipocrisia. Umile ma determinato, il protagonista del racconto acquista quello che per lui è il simbolo di una vita migliore, il cappotto nuovo, e finalmente cammina “nella più lieta disposizione di tutti i suoi sentimenti. Ogni minuto, ogni istante sente d’avere sulle spalle un cappotto nuovo e varie volte persino sorride d’interna soddisfazione”.

Solo sul palco allestito nel parco, Argante conduce per mano il pubblico, lo porta a compiacersi per il successo di Akakij, per il rispetto guadagnato, per i complimenti dei colleghi. E poi di nuovo giù, verso l’epilogo, con il cappotto rubato, l’indifferenza del personaggio importante a cui aveva chiesto aiuto, il freddo, la morte e, tocco surreale di Gogol’, la piccola e irridente “vendetta” personale del protagonista.

Valentina Sala

 

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L'autore di questo articolo

Valentina Sala

È la “flâneuse” che non smette mai di flaneggiare (?): in continuo vagabondaggio tra luoghi (certo) e soprattutto nuovi progetti da realizzare, dirige il giornale in modo non proprio autoritario (!). Ideatrice e cofondatrice de Il Flâneur, non si accontenta di un solo lavoro. Giornalista, ufficio stampa culturale, insegnante di Comunicazione, indossa l’uno o l’altro cappello a seconda delle situazioni. Laureata in Editoria con il massimo dei voti, ama approfondire il rapporto tra città e letterati (sua, infatti, la tesi sulla Parigi di Émile Zola e la Vienna di Joseph Roth), i romanzi che raccontano un’epoca, i film di François Truffaut, le grandi città e, naturalmente, il viaggio flaneggiante, specie se a zonzo per le strade d’Europa. Per contattarla: valentina.sala@ilflaneur.com