“Le ultime lune” e il dramma dell’incomunicabilità. La recensione del primo spettacolo del Festival di teatro di Merate

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MERATE – «Tu non sai niente di me. Non hai mai saputo niente». Un vecchio padre e un figlio ormai uomo: nella distanza generazionale, emerge il dramma dell’incomunicabilità. Portato in scena dalla compagnia tarantina La Cricca, sabato 6 ottobre lo spettacolo Le ultime lune ha aperto la terza edizione del Festival nazionale di teatro – Città di Merate, manifestazione dedicata al meglio del teatro amatoriale e organizzata dall’associazione meratese Ronzinante con l’appoggio del Comune e di diversi sponsor.

@ Michele Masullo

Interpretato da Marcello Mastroianni nel 1995 e nel 1996, Le ultime lune porta la firma del commediografo triestino Furio Bordon. Garbato, ben misurato, bilanciato tra la malinconia, l’amara constatazione della vecchiaia e l’ironia, il testo ha un buon ritmo e contribuisce a creare l’effetto di coralità tra i personaggi che, nel primo atto, si avvicendano.

Protagonista è un vecchio professore universitario, vedovo, che prende la decisione di lasciare la casa del figlio e della sua famiglia per ritirarsi in una casa di riposo. Durante il primo atto, in una scenografia smaccatamente colorata, il professore si confida con il fantasma della giovane moglie: la solitudine, il senso di inadeguatezza al mondo, la tristezza («Quando diventi vecchio, non puoi essere felice») e la paura di morire rimbalzano contro i poster dei cartoni Disney appesi ai muri. Basterebbe una parola, basterebbe che chiedesse aiuto, che ammettesse di avere paura a forse il protagonista ritroverebbe la sua felicità. Eppure, la verità non è pronunciata, la comunicazione è falsata dall’orgoglio o da una forma di paterna generosità che, invece che liberare, isola.

@ Michele Masullo

Quando entra in scena il personaggio del figlio, che rimprovera il padre perché ancora non ha preparato le valigie per andare, la tensione cresce, si acuiscono le contraddizioni interne al protagonista, e si raggiunge l’acme dell’incomunicabilità che segna il divario netto e incontrovertibile che esiste tra i vecchi, che diventano diffidenti verso gli altri, e i giovani, che non possono capire.

Sullo sfondo di una scenografia essenziale e grigia, il secondo atto ospita invece il monologo del protagonista, che ascolta Bach nelle cuffie e si rivolge a una giovane piantina di basilico. Resistente e caparbio, il vecchio professore è costretto a constatare l’inutilità dell’essere vecchio in una struttura dove ciò che sei stato non importa a nessuno e ciò che sei è qualcosa di cui vergognarsi.

@ Michele Masullo

Attore protagonista e, al contempo, regista dello spettacolo, con la sua interpretazione Aldo L’Imperio mette in scena le contraddizioni di un personaggio complesso, che combatte tra ciò che è destinato a essere – un vecchio solo – e ciò che ancora spera.

In un crescendo di emozioni, Le ultime lune coinvolge lo spettatore e lo guida in un viaggio dentro la vecchiaia attraverso gli occhi del vecchio, e i suoi pensieri.

Claudia Farina

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L'autore di questo articolo

Claudia Farina

È la più piccola dei flâneurs, con una chioma ribelle e un sacco di sogni. Fin da bambina innamorata del racconto e delle parole, saltella tra una storia e l’altra, tra la pagina e la vita. Laureata in Lettere Moderne, è alla ricerca costante di nuove ispirazioni e di luoghi dove imparare. La tesi sulla narrazione nella musica di Wagner è stata un colpo di testa (e un colpo di fulmine!). Suona il clarinetto da (un po’ meno di) sempre, ama la musica, l’amicizia quella vera, la natura, lo stupore e la Bolivia, che porta nel cuore. Crede negli incontri che cambiano la vita e la rendono speciale, come quello con Il Flâneur! Pensa molto (forse, troppo). Le piace viaggiare e scoprire il mondo, fuori e dentro i libri. Nella scrittura si sente a casa ed è convinta che la cultura, passione ribelle, sia davvero in grado di cambiare il mondo.