“Sganarello, medico per forza e per amore”: il gioco delle parti della commedia molieriana. La recensione

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MERATE – «Mi hanno fatto medico per forza, ed ora lo sarò per amore!». Una moglie che cerca vendetta sul marito, un taglialegna perdigiorno  che si trova calato per forza nei panni di un medico, una fanciulla che «ha perso la favella» e un padre padrone disposto a fare di tutto per guarirla e darla in sposa: un turbinio di personaggi mette in scena il gioco della vita e della finzione della commedia molieriana. Liberamente tratto dalla commedia in prosa di Molière Il medico per forza, composta nel 1666 e suddivisa in tre atti, lo spettacolo che la compagnia Gruppo Amici dell’Arte di Offida (AP) ha portato in scena sabato 3 novembre a Merate fonde la satira di costume del commediografo francese all’energia della Commedia dell’Arte degli Scenari di Casamarciano.

ph. Michele Masullo

Terza opera in concorso per il Festival nazionale di teatro – Città di Merate dopo Le ultime lune della compagnia La Cricca di Taranto e Nel nome del padre della Corte dei Folli di Fossano, Sganarello, medico per forza e per amore porta sul palco dell’Auditorium di Merate uno spettacolo dai toni completamente diversi: l’intimità del monologo e l’intensità del dialogo serrato lasciano spazio alla commedia affollata, colorita, dall’intreccio ricco e sovrabbondante di accadimenti e di parole.

Equivoci, contrasti, giochi di parole, dieci personaggi così prevedibili nelle loro reazioni da risultare burattini tragici: questi gli ingredienti della pièce seicentesca ricontestualizzata nella modernità, trionfo della finzione e del gioco delle maschere in tutte le società, in quelle di ieri come in quelle di oggi.

Sganarello (qui interpretato da Giuliano Napoli), finto medico, medico “per forza”, ha il compito di curare Lucinda, finta malata, che, per sfuggire al matrimonio impostole dal padre Geronte, simula un mutismo irreversibile. In un tourbillon di situazioni, gag, feroci critiche e riflessioni, attorno al medico ruotano, come in un carillon meccanico, tutti i personaggi e le loro relazioni.

ph. Michele Masullo

Al centro dello spettacolo, pomposa e caricaturale, la rappresentazione del dottore improvvisato mette in scena la satira molieriana al ruolo del medico, professionista di scarsa qualità che agisce unicamente in base ai propri interessi: Sganarello, personaggio comico che Molière introdusse in parecchie commedie ispirandosi probabilmente alle maschere del teatro italiano, indossa un costume giallo-verde e resta fedele alla tradizione che lo dipinge come “il re dei pappagalli”.

Ideati da Scilla Sticchi e realizzati da Laboratorio RiCreA, i costumi sono il fiore all’occhiello dello spettacolo che, giocato sugli incastri e su consecutive apparizioni, è scandito dall’entrata in scena di personaggi caratterizzati dal colore: verdi sono i costumi di Sganarello e della moglie Martina, rossi quelli della casa nobiliare di Geronte e della sua servitù; Leandro, disperato per amore e unico possibile salvatore della donzella, è azzurro come in ogni fiaba che si rispetti; e il rosa è il colore di Lucinda, fanciulla-bambola che deve lottare contro il giogo della predestinazione paterna.

ph. Michele Masullo

Curata e attenta, la regia di Francesco Facciolli organizza in modo originale i personaggi in scena, servendosi di una scenografia minimale e perfettamente funzionale, e predispone una coralità che perde un po’ d’efficacia quando alla farsa più libera e spontanea si impone la rigidità della Commedia dell’Arte, che richiede agli attori la grande difficoltà di sincronizzarsi perfettamente con gli altri in scena.

Caratterizzati da un’ottima vocalità e da spiccate doti mimiche, gli attori della compagnia amatoriale Gruppo Amici dell’Arte di Offida sono riusciti a portare in scena il gioco delle parti e a offrire al pubblico di Merate uno spettacolo piacevole e divertente.

Claudia Farina

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L'autore di questo articolo

Claudia Farina

È la più piccola dei flâneurs, con una chioma ribelle e un sacco di sogni. Fin da bambina innamorata del racconto e delle parole, saltella tra una storia e l’altra, tra la pagina e la vita. Laureata in Lettere Moderne, è alla ricerca costante di nuove ispirazioni e di luoghi dove imparare. La tesi sulla narrazione nella musica di Wagner è stata un colpo di testa (e un colpo di fulmine!). Suona il clarinetto da (un po’ meno di) sempre, ama la musica, l’amicizia quella vera, la natura, lo stupore e la Bolivia, che porta nel cuore. Crede negli incontri che cambiano la vita e la rendono speciale, come quello con Il Flâneur! Pensa molto (forse, troppo). Le piace viaggiare e scoprire il mondo, fuori e dentro i libri. Nella scrittura si sente a casa ed è convinta che la cultura, passione ribelle, sia davvero in grado di cambiare il mondo.